Arrivano i nuovi avvocati L’Ordine: «Siamo troppi»

Ieri la prima cerimonia di giuramento solenne: su 11 giovani, 9 sono donne Monito del presidente De Girolami: laurea svalutata, serve maggiore selezione
Di Fabio Poloni
AGOSTINI TREVISO IN TRIBUNALE GIURAMENTO NUOVI AVVOCATI DI FRONTE AL CONSIGLIO DELL'ORDINE, IN FOTO CHIARA PICCIN
AGOSTINI TREVISO IN TRIBUNALE GIURAMENTO NUOVI AVVOCATI DI FRONTE AL CONSIGLIO DELL'ORDINE, IN FOTO CHIARA PICCIN

Ora sono avvocati per davvero. Basta libri, esami universitari, mesi e mesi di praticantato sottopagato. Basta ansie da esame di Stato, scoglio per moltissimi aspiranti avvocati che lì si piantano per anni o affondano del tutto. Ieri a Treviso hanno “giurato” i primi undici avvocati con la nuova cerimonia prevista dalla riforma: un momento solenne (ed emozionante) davanti all’intero consiglio dell’Ordine. «Non più un giuramento davanti al giudice nei suoi ritagli di tempo», dice il presidente provinciale dell’Ordine degli avvocati, Paolo de Girolami, «bensì una cerimonia bella e dignitosa. Anche per il valore simbolico: giurare di fronte ai colleghi avvocati rimarca l’indipendenza, soprattutto dal punto di vista deontologico».

Il giuramento «di adempiere ai doveri professionali con lealtà onore e diligenza», un po’ di festa con parenti e amici, e poi? Che professione aspetta questi ragazzi (nove su undici sono giovani donne), quasi tutti tra i 27 e i 32 anni? Nella Marca ci sono quasi duemila avvocati. C’è spazio per tutti? «Siamo troppi, in effetti», ammette De Girolami, «e la nostra ricetta per uscirne, in parte trasferita nella nuova legge, prevede una selezione iniziale più rigida del laureato da iscrivere all’Ordine, e poi una scuola obbligatoria con verifiche sulla preparazione sia intermedie, sia finali. Dev’essere la scuola a selezionare, non un esame spesso aleatorio».

Chi è qui, tra nuovi colleghi, genitori e fotografi, l’aleatorietà dell’esame di Stato l’ha superata grazie a preparazione, studio, pratica. «È andata bene al primo tentativo», dice Chiara Piccin, 29 anni, di Vittorio Veneto, «dopo la laurea all’università di Trento e la pratica qui a San Vendemiano, nello studio “Barel e Malvestio”, ho passato l’esame al primo tentativo. Allo scritto eravano circa 1.300, siamo passati meno di uno su tre. Poi l’orale a ottobre dello scorso anno, il momento più duro, dopo un’estate passata tutta sui libri». Nunc est bibendum, insomma, perché «sono consapevole delle fatiche fatte fin qui», dice l’avvocato Piccin, che assapora da poco l’effetto che fa quest’etichetta ora davvero “ufficiale”. E adesso? «Siamo tanti ma sono ottimista», dice Vanessa Carniel, 32 anni, «speriamo di ritagliarci i nostri spazi nel mercato del lavoro. L’avvocato Carniel ha già aperto uno studio con una collega e un commercialista a San Polo: «Servono carattere, intraprendenza». Sono quasi tutte donne, come detto: gli unici due maschi sono Filippo Maranesi e Giangaspare Toma.

Laurea con 110 e lode, praticantato nello studio del compianto avvocato Albino Lacava recentemente scomparso, Valentina Billa si gode il momento e festeggia «con le persone che fino a qui mi hanno sopportato», dice con un sorrisone. «Ora penserò a trovarmi uno studio», dice invece Laura Vettor, 27 anni, età “minima” per completare il trittico terribile laurea-pratica-esame. Non sembrano esserci figli o figlie d’arte, e forse per questo l’emozione è ancora maggiore: chi ha il papà impresario edile, chi giornalaio. Le figlie hanno scelto questa strada, come tanti e tante altre. «Ma l’appeal del lavoro dell’avvocato sta scendendo, anche noi facciamo i conti con la crisi», dice infine il presidente.

Oltre alle neo-avvocatesse già citate, flash e sorrisi anche per Consiglia Buonocore, Barbara Mantovani, Isabella Paladin, Valentina Spada e Giovannamaria Sartoretto.

@fabio_poloni

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