Ariston, 70 box garage all’ex teatro

Fondazione Cassamarca avrebbe venduto il Sociale a una società immobiliare
Di Alessandro Zago
01/01/01 TV Il teatro Ariston: la sala. (Zago). © Paolo Balanza
01/01/01 TV Il teatro Ariston: la sala. (Zago). © Paolo Balanza

Il «Teatro Sociale», ex cinema Ariston di via Garbizza, in pieno centro storico, lascerà il posto a una settantina di box garage. La voce arriva da Ca’ Sugana: a quanto pare, Fondazione Cassamarca è riuscita a vendere l’edificio, da tempo chiuso, a una società immobiliare pronta a monetizzare.

Insomma, dopo la vendita di Ca’ Tron e la messa sul mercato dell’ex Distretto e del palazzo dell’Umanesimo Latino, sempre da parte di Fondazione Cassamarca, un altro pezzo di città finisce in vendita dopo un passato glorioso. E per trasformare palcoscenico, posti a sedere e camerini in ricercatissimi garage a disposizione di chi vive in centro storico ma è privo di un posto auto coperto e quindi disponibile a pagarlo a peso d’oro, o quasi.

La fondazione aveva acquistato l’ex Ariston nel luglio 2000 dalla Diocesi di Treviso. Il «Cinema Teatro Ariston», conosciuto fino agli anni 60 come «Cinema Risorgimento», con l’entrata in scena di Fondazione Cassamarca - quando da Unicredit arrivavano fiumi di soldi - è stato oggetto di una manutenzione straordinaria «per restituire alla città uno storico luogo di incontro e di cultura, nel quale si sono ritrovate almeno due generazioni di trevigiani», recita il commento del sito internet di Fondazione Cassamarca. Capienza di circa 500 posti a sedere, il teatro venne affidato in gestione alla società strumentale della fondazione «Teatri spa» e concesso, «dietro corresponsione delle sole spese», a enti, associazione e scuole «divenendo così un punto di riferimento imprescindibile per il mondo dell’associazionismo trevigiano e per le espressioni di libera cultura». Ma poi il rubinetto di Unicredit si è seccato, e il presidente di Fondazione Cassamarca Dino De Poli ha dovuto, suo malgrado, tirare i remi in barca, segando moltissime iniziative culturali tra eventi, spettacoli vari e restauri. E a farne le spese oggi è anche l’ex Ariston.

Da Fondazione Cassamarca il riserbo è massimo, ma dai gruppi consiliari all’opposizione a palazzo dei 300 qualcuno assicura che la vendita del plesso è andata in porto. E ora attende al varco la giunta del sindaco Gobbo: sdoganerà l’ennesima colata di cemento? Darà il via libera alla scomparsa di un altro pezzo di storia culturale cittadina? Calerà il capo ai palazzinari che vogliono fare cassa con i garage?

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