Area ex Chiari & Forti «Il valore è stato gonfiato»

Depositata la relazione del commissario: creditori, soddisfacimento inverosimile Sotto accusa la stima, ma anche i soldi girati alla società che doveva fare i lavori
Di Federico Cipolla
PER MARZIA: FOTO PIRUEA CHIARI _ FORTI SILEA
PER MARZIA: FOTO PIRUEA CHIARI _ FORTI SILEA

SILEA. Il crac di Francesco Bellavista Caltagirone, che ha trascinato con sè Acqua Pia Antica Marcia e tutta la galassia di società a essa collegate, rischia di lasciare un buco nero anche a Silea. La relazione del commissario giudiziale sul concordato preventivo richiesto dalla Silea Parco, la società proprietaria dell’ex Chiari & Forti, non lascia scampo: «Non appare verosimile alcun soddisfacimento dei creditori»,si legge nei documenti del tribunale di Roma dove il 18 novembre ci sarà l’adunanza dei creditori.

La riqualificazione dell’area a ridosso del Sile, avrebbero dovuto portare 200 mila metri cubi di edifici tra case, uffici e negozi; un hotel di lusso, un parco enorme e strutture pubbliche.

Il valore gonfiato. Secondo la relazione della Silea Parco, società del gruppo i Acqua Marcia, la vendita dell’area frutterebbe 23,6 milioni di euro. Ma chi ha realizzato la stima per conto della Silea Parco si è affidata solo alle informazioni fornitegli dalla società stessa. Incaricata dal commissario un'altra società, ne è emerso un valore dimezzato: 12.332.000. Il perché è presto detto. Il primo valore era basato sull’area quando i permessi a costruire erano ancora in vigore, mentre ora sono quasi tutti scaduti. Una vera e propria mazzata sul progetto di concordato, che si basava su quei 23 milioni per pagare 27,7 milioni di debiti. Il credito fantasma. Ma tra i crediti che la Silea Parco indica nella sua proposta di concordato ci sono 1,6 milioni di euro dalla Venezia Appalti, l’azienda a cui erano stati affidati quasi tutti i lavori della Chiari & Forti per circa 88 milioni. Secondo la Silea Parco ad essa sono già stati versati 4,8 milioni, anche se sono stati realmente eseguiti lavori per molto meno. Da qui il credito. Ma il commissario giudiziale ha voluto vederci chiaro. Ha scoperto che la Venezia Appalti, poi Euro appalti, fa capo anch’essa a Caltagirone. La Silea Parco ha dunque versato ad una società del gruppo più soldi di quelli che avrebbe dovuto, «una condotta singolare, ancor più perché proveniente da un’impresa in crisi di liquidità», afferma il commissario. Ma ancora più sorprendente è il fatto che improvvisamente la Venezia Appalti, che ha ottenuto più soldi del dovuto, chieda di risolvere il contratto. Un comportamento “sospetto”, avvenuto «solo in sede di proposta concordataria», si legge nella relazione, generando «crediti che potrebbero risultare artatamente creati». A agosto la Euro Appalti è stata messa in liquidazione, e tra i debiti non figura quello verso Silea Parco, anzi tra le commesse, «al 31 dicembre 2011 non annovera l’appalto con la Silea Parco per 88 milioni di euro. Il rapporto contrattuale sembra non esistere».

La parcella dorata. Nella proposta di concordato i liquidatori della holding Acqua Marcia Tiziano Onesti, Maurizio Basile e Davide Maria Franco, che sono anche i tre amministratori della società, si sono dichiarati disponibili ad accettare l’incarico anche per la Silea Parco; con un compenso dimezzato, circa 2,2 milioni di euro. Ma anche se l’incarico fosse solo per Franco, legale rappresentante della Silea parco, i 730 mila euro sarebbero di «gran lunga superiori al compenso per un liquidatore esterno. La proposta appare oltremodo generosa per il futuro liquidatore, ma non altrettanto per il ceto creditorio», sostiene il commissario che configura anche «una posizione di potenziale conflitto d’interessi».

La beffa per il Comune. In municipio a Silea avanzano ancora oltre 400 mila euro di Imu dalla società di Caltagirone. Ma il Piruea rischia di trasformarsi in boomerang. Infatti non essendo stati utilizzati i permessi a costruire, il Comune, secondo il commissario,dovrà restituire alla Silea Parco i gli oneri di urbanizzazione ricevuti, per 2,2 milioni . E i 13 milioni di opere pubbliche inseriti in convenzione? Addio.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso