Andrighetto, novant’anni di tagli nel sottoportico

MOTTA DI LIVENZA. All’ombra del sottoportico del Toresin si affaccia da 90 anni l’Antica Macelleria Andrighetto Andrea snc. Martedì sera il consiglio comunale ha premiato la storia attività, fondata...

MOTTA DI LIVENZA. All’ombra del sottoportico del Toresin si affaccia da 90 anni l’Antica Macelleria Andrighetto Andrea snc. Martedì sera il consiglio comunale ha premiato la storia attività, fondata nell’ottobre del 1926 da Giuseppe Andrighetto e proseguita poi con il figlio Andrea e la nuora Carmen Capovilla, sino ai giorni nostri con Alberto e Marco. Alla cassa c’è ancora, a 88 anni splendidamente portati, la signora Carmen: «Mamma è una guerriera», spiega orgoglioso il figlio Marco. Il negozio si trova da sempre nel sottoportico del Toresin, tranne un breve periodo durante la seconda guerra, quando il fondatore si trovò a stendere la merce su delle cassette in un campo all’aperto.

Carmen conobbe il figlio di Giuseppe solo al termine della guerra. La donna veniva da una famiglia di commercianti: i suoi genitori erano titolari di un negozio di alimentari che si trovava in una palazzina che sorgeva in piazzetta Predonzani, dove ora c’è la piscinetta decorativa. Tale palazzina venne spazzata via da una bomba che cadde nel centro di Motta nel 1940. «Sono contenta e non mi è mai mancato nulla, ma la vita è stata dura», afferma con energia Carmen: «All’inizio il negozio era piccolo, non avevamo l’acqua calda e non c’era neppure il bagno. Per andarci mio marito si recava in un bar della piazza dove andava a prendere il caffè». Mai un giorno di vacanza: la sua vita è stata interamente dedicata alla famiglia, la signora Carmen ha cinque figli maschi (oltre a Marco e Alberto ci sono Giorgio, Francesco e Carlo) e al lavoro. «Non sapevo fare niente all’inizio ma imparai presto a spolpare le teste degli animali e a spellare il pollame», ricorda Carmen Capovilla. «Giorni indimenticabili furono sicuramente quelli dell’alluvione in cui perdemmo tutto. Quel giorno venni in negozio contro il volere di mio marito. Durante la giornata lavorai normalmente poi però iniziò ad entrare l’acqua. In negozio c’era un grande contenitore in cemento pieno di lingue salmistrate che galleggiava. Vennero i pompieri e mi portarono al primo piano della canonica. Tornai a casa la sera del giorno successivo in barcone. Nell’alluvione perdemmo tutto». Carmen ha visto la cucina e le donne mottensi cambiare negli anni. «Una volta si vendeva tanta carne da brodo, lessa, non esistevano tutti i tagli di filetto e controfiletto che ci sono oggi e le mamme non chiedevano in bottega ai figli piccoli cosa volevano mangiare: si preparava ai bambini quello che c’era e loro mangiavano senza capricci».

Claudia Stefani

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