Andrea Cogo, il giustiziere 50 mila chilometri in bici per inchiodare Callisto Tanzi
«La condanna a 18 anni del patron è stata importante. Ora inizia la battaglia più dura: quella con le banche»

Nelle foto accanto, flash della protesta di Andrea Cogo In alto a sinistra è davanti alla villa di Tanzi (qui sopra)
ZERO BRANCO.
«Diciott'anni, ben dati. Ma non ci fermiamo qui: adesso comincia la battaglia vera. Ci sono le banche, in ballo. E c'è una Parmalat sana e galoppante, parallela a quella che si porta sul groppone i debiti precedenti. Giustizia è fatta? Da un lato sì e ne sono felice. Ho fatto settemila chilometri all'anno per sette anni, in bici, per non lasciar morire questa storia». A parlare, nella sua casa di Zero Branco dove è tornato da Parma, è Andrea Cogo, l'uomo-sandwich con la bici-sandwich che in tutti questi anni ha mantenuto viva la questione dei truffati Parmalat.
Cogo, ci racconti la giornata di giovedì.
E' stata una giornata importante, è stata una notte in bianco. Mi ero organizzato per andare con un amico camionista, ma poi quelli di Rai Tre, con i quali siamo diventati amici, mi hanno detto che era meglio se andavo giù presto perchè c'era il rischio che tutto finisse in pochissimo tempo. Allora mi sono organizzato per prenderte il treno delle 5.30, con la mia fida bici e gli altrettanto fidi cartelli. Siccome già una volta mi era successo di perdere il treno, sono rimasto praticamente sveglio.
Come ha atteso l'esito della camera di consiglio?
Eravamo in tanti, in piazza. La gente ci ha detto che avevamo portato il sole e ci si è stretta attorno. Io ero andato anche in cerca del sindaco di Parma, per invitarlo a unirsi a noi, ma... non sono riuscito a trovarlo.
Quale è stato il sentimento all'annuncio della sentenza dei giudici?
Innanzitutto si è riaccesa una speranza: quella che da qualche parte esista una giustizia buona. Ci ha fatto una certa impressione che ad andare giù con la mano pesante siano state giudici donne. Se volevano mostrare di essere migliori dei maschi, ci sono riuscite.
Sette anni di corse su e giù per l'Italia, con quei cartelli addosso e sulla bici. Ne è valsa la pena?
Ne sarà valsa davvero la pena quando avremo la certezza che ci saranno dei risarcimenti. Nel frattempo la vecchia Parmalat - l'altra ha continuato la propria attività facendo guadagni - ha transato con le banche una montagna di soldi, 2.600 milioni di euro in 4 anni. Speriamo, anche se finora la presa in giro è stata grande. Speriamo che, intanto, sulla scorta di quel che è successo, una cosa del genere non possa più succedere, anche se i segnali da parte delle banche, non solo in Italia, sono in senso inverso.
Siete in tanti, da accontentare...
In questi anni ne ho visto di tutti i colori e, siccome tra disgraziati ci si parla, ho conosciuto anche tanti imprenditori strozzati dalle banche. Gente che, se fosse stata animata dagli stessi sentimenti truffaldini di chi eroga credito, a quest'ora sarebbe ai tropici in una villa. Invece si sono battuti per tener viva la loro azienda, tentando di salvare i dipendenti e le loro famiglie. Per colpa della loro onestà, ora non hanno nemmeno di che mangiare.
In compenso, nel frattempo, fiorivano le P3...
I furbetti del quartierino sono diventati i furbetti dell'Italietta e anche del mondo. La globalizzazione ha le sue controindicazioni. Tanzi ne è un esempio clamoroso, ma non l'unico.
Possibile che i politici vi abbiano snobbato tutti?
Qualcosa si è mosso di recente: Fini ha mandato in commissione la nostra lista. Prima o poi le due Parmalat, quella vecchia e quella nuova devono essere conglobate. Ci aspettiamo che vengano emesse delle azioni da dare a titolo gratuito a chi ci ha rimesso tutto, come me».
In più c'è, aperto, il fronte delle banche che hanno rifilato la spazzatura.
E se pensano che ce la mangiamo... Le banche sono denunciate per usura e molto altro e noi siamo in attesa di giustizia. Insomma, siamo già alla seconda parte della battaglia.
In compeso avete avuto accanto un bel po' di opinione pubblica.
Soprattutto grazie a un po' di stampa e di televisione. Un po', non tutta. Ci sono stati vicini alcuni giornali, il vostro compreso, e poi in tivù Unomattina, le Iene, Cominciamo bene. Ma soprattutto Report: alla Gabanelli abbiamo portato una targa ricordo firmata da tutti i truffati. E' una persona fantastica.
Le è mai venuta la voglia di mollare?
Per un po' ho considerato la possibilità di lasciare tuttoe andare in Sudamerica. Ma poi ho pensato che questa era una missione civica, non privata. E se sperano che adesso mi consideri soddisfatto, si sbagliano di grosso.
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