Altra rissa tra famiglie Rom a Zero Branco. Pugni e schiaffi, quartiere in allarme

ZERO BRANCO. Rissa tra rom, volano schiaffi e pugni. La frazione di Sant’Alberto a Zero Branco sabato pomeriggio attorno alle 18, è stata scossa da una zuffa tra due famiglie di origine rom legate da parentela, a quanto sembra dalla prima ricostruzione dei carabinieri intervenuti sul posto, scaturita per futili motivi ancora da approfondire, e che per fortuna non ha avuto conseguenze gravi. A chiamare i carabinieri, sono stati i vicini di casa di un nucleo famigliare che risiede in via Giacomo Puccini.
Gli abitanti hanno sentito un gran baccano e si sono spaventati, tanto da comporre il numero dei militari, che si sono precipitati sul posto a sirene spiegate. La stessa cosa hanno fatto auto e ambulanza del Suem 118, perché sembrava ci fosse stata oltre a una rissa, anche una sparatoria.
In sostanza due rom che risiedono in via Puccini, avrebbero avuto un’accesa discussione con altri due conoscenti, legati da vincoli parentali, arrivati da fuori comune in automobile. La lite sarebbe degenerata in rissa e sarebbero volati schiaffi e pugni. I carabinieri hanno sedato la zuffa, probabilmente scaturita da una bega tra famiglie legata forse ai figli tra i parenti dell’uomo, che risiedono a Zero Branco, e quelli della donna, che invece sono arrivati dal comune di Venezia. I rom sono stati medicati dai sanitari, per loro solo ferite lievi.
Sul posto anche il sindaco di Zero Branco, che conosce bene il posto perché ci ha abitato diversi anni, Luca Durighetto: «Rispetto a quanto si pensava all’inizio, si è trattato di una lite e non di una sparatoria, la zona è tranquilla: non è un quartiere abituato a situazioni di questo tipo e per questo i residenti si sono allarmati. Tutto qua».
Alcuni abitanti, infatti, in un primo momento avevano sostenuto di aver sentito anche degli spari, prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. Da qui la paura e lo shock del quartiere. Secondo i carabinieri, non ci sono in questo momento gli elementi per dire che qualcuno avesse con sè una pistola e avesse fatto partire dei colpi in aria. I residenti, forse, avrebbero confuso gli spari con botti o con petardi e si sarebbero suggestionati a loro volta.
A Pasqua a Montebelluna, si era verificato un accoltellamento. Un 40enne di etnia rom era stato ferito e trovato a terra sanguinante, nel parcheggio della biblioteca. Ai carabinieri intervenuti aveva raccontato di essere stato aggredito in località da alcuni individui che non era riuscito a identificare. Il pm, ha poi aperto un fascicolo per tentato omicidio.
Il precedente più eclatante, è la sparatoria di Borgo Capriolo, avvenuta l’8 febbraio. “Joco” Durdevich, 52enne capo rom, è stato ucciso dal nipote 36enne plurupregiudicato Branko, che gli ha sparato alla testa. In questo momento Branko è in carcere a Venezia, e la sua posizione si è notevolmente aggravata dopo la morte dello zio, avvenuta l’8 marzo. Branko, conosciuto alla polizia per una lunga serie di reati a suo carico, era di recente uscito dal carcere di Treviso.
Adesso che “Joco” è morto, nonostante gli appelli alla pace lanciati durante il funerale, il timore delle forze dell’ordine è che possa scatenarsi una faida tra parenti, che già si era innescata degenerando nella sparatoria. Una situazione delicata sotto molti punti di vista. Per questo le forze dell’ordine sono in allarme. —
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