Alpini, un fiume in piena

VITTORIO VENETO. Straordinaria sorpresa sotto il cappello alpino. Al raduno triveneto di Vittorio Veneto si sono presentati in 160 mila, mentre ne erano attesi, in tre giorni, 80 mila. Tra alpini (35 mila), aggregati, amici e spettatori. "Un afflusso al di là di ogni più rosea aspettativa" commenta il sindaco Roberto Tonon, che ringraziando, al momento del passaggio della ‘stecca’ con Tolmezzo, si è augurato che fra tre o quattro anni alla città sia assegnata addirittura un’adunata nazionale. Entusiasmo alle stelle, dunque, per le penne nere accorse numerose dal Triveneto, ma anche da altre parti d’Italia, perfino dalla Sicilia, e dall’estero, finanche dall’Australia. La memora del Centenario, dei 529.025 caduti del Centenario, ha fatto premio, confermando che Vittorio Veneto viene preferibilmente ricordata come la città dove è scoppiata la pace, piuttosto che la capitale della vittoria. "E noi vogliamo essere soldati di pace, di solidarietà, di condivisione, di convivenza". Nessuno, però, si aspettava il doppio delle presenze, tanto più che Vittorio Veneto è prudente nell’espressione dei suoi sentimenti. "Ci abbiamo lavorato per 18 mesi" sospira di sollievo il presidente della sezione Ana, Francesco Introvigne. "Il Veneto è geneticamente popolo alpino, con tutti i valori che questi uomini rappresentano" sintetizza il governatore Luca Zaia. E, in ogni caso, per il generale Claudio Mora, sottocapo di Stato maggiore dell’esercito, "Vittorio Veneto, per ciò che rappresenta, è un vero monumento alla storia d’Italia". Non si spiega altrimenti l’accorrere di ‘veci’ e ‘bocia’ per quella che si è subito presentata - hanno sottolineato Favero e Introvigne - "come una mini adunata nazionale". "Merito di un’identità ritrovata come città" ha sintetizzato il sindaco. "D’altra parte, con gli alpini – ha chiosato l’ex sindaco Toni da Re – non ci può essere che un’unità di intenti, al di là degli schieramenti politici". Impressionante l’invasione della ‘movida alpina’, sabato sera, lungo è due chilometri e mezzo tra Ceneda e Serravalle, con una piazza del Popolo strapiena a mezzanotte, quando tutti, proprio tutti, hanno cantato l’Inno d’Italia, accompagnati dalle fanfare. E, ieri mattina, lungo le strade della sfilata, "è stata un’apoteosi di popolo in festa" ha commentato Zaia, accompagnando il gonfalone della Regione. "I numeri?" abbiamo chiesto a Barbara De Nardi, assessore al Centenario. "E’ impossibile contare il mare" ci ha risposto. La sfilata dove concludersi alle 12. Solo alle 13.30 c’è stato l’ammainabandiera. Un fascino unico, quello dei grandi tricolori sui 4 pennoni della piazza. Alle 6 del mattino c’erano già i primi ‘veci’. Poi, alle 8, l’arrivo di Zaia e gli onori ricevuti dalla Julia ("emozione unica"). Quindi l’alzabandiera ed altri onori, ai gonfaloni e al labaro dell’Ana, alla presenza del generale Claudio Berto, comandante delle Truppe alpine, oltre che del generale Mora. Più di 300 i posti nelle due tribune, con l’europarlamentare Scottà, gli assessori regionali De Berti e Bottacin, numerosi parlamentari, sindaci, le massime autorità militari e della sicurezza. A seguire, lo sfilamento, da Bolzano a Trento, dalla Carnia a Trieste, all’intero Friuli, e poi Verona, Vicenza, Padova, gli ‘alpini di quota zero’ di Venezia, quindi i bellunesi e, infine, la marea dei trevigiani, con le sezioni di Valdobbiadene, Treviso, Conegliano e Vittorio Veneto. In coda il Reparto Salmerie di solo 4 muli, per la perdita improvvisa di Orio (l’ha stroncato un infarto) e la novità dei bambini. A segnare il passo, una decina di fanfare e ogni sezione ha esibito il proprio coro, nonché significativi striscioni. Come questo, di Vicenza: "Non giriamoci mai dall’altra parte". O quest’altro: "Alpini senza confini". O quest’altro ancora: "I nostri nonni, sul Piave, noi dove l’Italia chiama". Tre giorni di emozioni da brivido, in rincorsa una sull’altra. Dalla ‘fiaccola della memoria’ alla ‘pietra d’inciampo’ collocata ai piedi di ogni monumento, nella giornata di venerdì, iniziata con “la lampada votiva della pace” portata in pellegrinaggio a piedi dal Bosco delle penne mozze, e conclusa a notte ormai fondo con il “Fratelli d’Italia’ cantato in piazza da migliaia di alpini ed accompagnatori.. "Una cosa mai vista. Emozioni a non finire. Il più straordinario inno di Mameli che si sia mai sentito e visto", ha commentato Silvano Tocchet, il presidente. Floriano Zambon, reduce dal raduno di Conegliano, di due anni fa, quando allora era sindaco, ha ammesso, sorridendo: "Tanto di cappello (alpino). L’accoglienza di Vittorio Veneto ci sta sorprendendo. E ci sta pure battendo". E, sempre sabato, il conferimento della cittadinanza onoraria all’Ana, riconosciuto all’unanimità dal consiglio comunale, il collegamento con i militari della Julia in Libano, la sfilata lungo il percorso compiuto dai soldati italiani il 30 ottobre 2018, tra due ali di folla, la prima serata dedicata ai cori, in cinque chiese, con i sagrati pieni di gente che non riusciva ad entrare" riferisce il sindaco Roberto Tonon. E poi la movida, lungo viale della Vittoria, interminabile, fino alle ore piccole, con la "FunKasin street bad" a ritmare i passi del popolo alpino, prima che arrivasse la Fanfara della Cadore a dare uno spettacolo unico. Francesco Dal Mas
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