Allarme nuovi poveri, a Mogliano dieci vivono in auto

MOGLIANO. Uomini che perdono il lavoro, commercianti in crisi, padri divorziati: sono loro, e sono tutti italiani, i nuovi poveri e i protagonisti della profonda e grave emergenza abitativa in atto nel comune di Mogliano.
Numeri da brivido. L’assessore alle politiche sociali Giuliana Tochet ha scelto di rendere nota la dimensione del problema: sono stati una decina i casi di persone costrette a dormire in auto, emersi nell’arco di un solo mese. I numeri di questa profonda situazione di crisi, finora passata sotto silenzio, sono sorprendenti: «È molto più grave di quanto si possa immaginare» spiega Tochet «quest’estate, nell’arco di un mese ho ricevuto dieci persone che sono costrette a vivere in macchina».
«Non si tratta di extracomunitari, sono tutti moglianesi- aggiunge - : penso sia un fatto molto grave. Si tratta di uomini che hanno perso il lavoro, tutti attorno ai 55 anni, che dopo aver subito lo sfratto esecutivo non hanno altra soluzione che mettersi a dormire in auto. Devono affrontare pesanti difficoltà economiche e non ce la fanno più a pagare l’affitto. Questa situazione ci impone di trovare con urgenza rimedio all’emergenza abitativa».
Alimenti feroci. Padri divorziati che devono pagare gli alimenti all’ex moglie, commercianti che si trovano ad affrontare la crisi e chiudere bottega senza riuscire a rivendere la propria licenza, operai licenziati a ridosso della pensione che difficilmente rientrano nel mercato del lavoro: ogni caso è diverso, ma la soluzione (si spera temporanea) quest’estate per tutti è stata la medesima.
Troppa malattia. Tra le richieste d’aiuto giunte sul tavolo delle politiche sociali moglianesi c’è anche quella di chi poteva contare su un lavoro sicuro ma lo ha perso a causa di una malattia, superando il limite massimo di assenze consentite dal contratto: alla necessità delle cure si aggiunge una preoccupazione in più. «Sono rimasta basita dall’emergenza abitativa che mi sono trovata ad affrontare, si tratta probabilmente di un fenomeno nazionale, di certo Mogliano non fa eccezione.
Bussano in Comune. Queste persone bussano in comune alla ricerca di un aiuto» spiega l’assessore alle politiche sociali «e noi ci attiviamo con grande impegno, ma trovare alloggi in questo caso è molto difficile». I protagonisti di queste storie diventano immediatamente “invisibili”: «Si tratta di persone che ovviamente, anche per vergogna, trascorrono la notte in altri centri della provincia» spiega l’assessore «Scelgono parcheggi vicino a fontane, come quelli dei cimiteri, per poi lavarsi e rinfrescarsi la mattina, oppure qualche amico concede loro di stare in qualche parcheggio condominiale più protetto. Tutti mi raccontano di come sia difficile poi distendere le gambe dopo un’intera notte passata rannicchiati».
Giunta garante. Si tratta di un’emergenza improvvisa? Probabilmente no, l’assessore Tochet a differenza di chi l’ha preceduta, ha scelto di non nascondere questo preoccupante fenomeno e di segnalarlo anche in giunta invitando la nuova amministrazione ad impegnarsi su questo fronte. «Stiamo facendo una ricognizione delle case sfitte, magari di anziani che sono in casa di riposo, appartamenti ereditati dai figli, che rimangono chiusi: il comune può fare da garante per l’affitto di questi immobili con canoni di affitto calmierato. Abbiamo bisogno di creare al più presto un progetto concreto di social housing».
Progetto affitti. Tra le soluzioni presentate negli anni scorsi dalla giunta Arena e dall’assessore alle politiche sociali Tiziana Bau per affrontare l’emergenza abitativa vi era stata la scelta di “esternalizzare” il servizio affidandolo alla Fondazione La Casa e una cordata di cooperative con il progetto “Affittiamogliano”, il cui portale non risulta più nemmeno attivo.
«Va verificata l’efficienza di questo progetto» commenta l’assessore Tochet gettando le basi per l’azione dei prossimi mesi «e certamente bisogna fare di più, stiamo valutando diversi percorsi e cercheremo, come giunta comunale di partecipare ai prossimi tavoli tra la regione e l’Ater».
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