Agente batte Credem in tribunale

L’istituto gli aveva negato il compenso per i “mancati obiettivi”

ODERZO. Agente vince la causa contro il Credito Emiliano (Credem): la Corte di Cassazione, con sentenza pubblicata pochi giorni fa, ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'istituto di credito che non voleva pagare il compenso pattuito all'agente per mancanza dei risultati minimi raggiunti. L'agente invece ha dimostrato in aula che il compenso minimo era stato garantito indipendentemente dai risultati e la Corte di Cassazione gli ha dato ragione. La banca gli ha dovuto pagare inoltre una indennità per il recesso anticipato del contratto di lavoro. I fatti risalgono ad alcuni anni fa: l'agente di commercio di D.S., di Oderzo, aveva firmato con il noto istituto di credito un contratto di agenzia per il collocamento di prodotti bancari, finanziari e assicurativi promossi e collocati dall'istituto stesso. Il rapporto di lavoro non aveva funzionato e nel 2003 la banca, ritenendo che la raccolta fosse stata inferiore alle aspettative, aveva interrotto i pagamenti all'agente. L'opitergino si era immediatamente rivolto al giudice del lavoro di Treviso per vedere rispettati i suoi diritti. Secondo l'agente infatti l'accordo economico tra le parti prevedeva un compenso minimo garantito pari a circa 62mila euro subordinato al raggiungimento di alcuni obiettivi: nel caso questi non fossero raggiunti, determinavano la riduzione del compenso per il periodo successivo. Opposta l'interpretazione della banca che intendeva come completamente discrezionale la liquidazione del compenso minimo all'agente in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi assegnati. In appello l'agente era riuscito a dimostrare di aver fatto acquisire alla banca nuovi clienti, fatto che non è stato messo in discussione dalla Cassazione che ha respinto il ricorso che ha condannato la banca anche al pagamento delle spese processuali per 5.100 euro.

Claudia Stefani

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