Addio Favarato, ha costruito Treviso nel dopoguerra

Impresario edile, aveva 93 anni. Suo il grattacielo alle Stiore e quasi tremila appartamenti in tutta Treviso

TREVISO. Ha costruito la Treviso del dopoguerra: quasi 3mila appartamenti, di cui 400 in affitto, pioniere di politiche sociali per le giovani coppie. E il grattacielo alle Stiore, l’ opera più famosa, che doveva essere 5 piani più alto.

Il cavalier Giuseppe Favarato, spirato a 93 anni, ha dato casa e camere («per far figli») alla città uscita dalla seconda guerra mondiale. Era emigrato in Argentina, era subito diventato uomo di fiducia socio di un ingegnere tedesco. Prima case a Buenos Aires, nel 1952 il ritorno nella natia San Cassiano di Quinto (dov’è stato sepolto ieri nella cappella di famiglia, dopo rito privato), e la prima scommessa: 20 appartamenti all’Eden, a Treviso. Vinta.

L’inizio di una saga straordinaria. E in ufficio andava ancora. Nel 1954 si era trasferito dietro viale Montegrappa, dove fonderà la Costruzioni Favarato sas (fino a 70 dipendenti), la sua «grande famiglia». In 40 anni avrebbe costruito stabili, condomini e complessi villette. Tutta sua le vie Botteniga, Tomitano, Sartorio, Azzi, i viali Monfenera, D’Alviano e Luzzatti, San Lazzaro, piazzale Giustiniani, E poi Quinto e Frescada. I complessi «Al parco» a Fiera, 250 appartamenti con - parco pubblico antesignano di 10 mila mq e il «Treviso ’90» alla Votiva, con l’inconfondibile «firma» degli esterni piastrellati, un’intuizione avuta con un ingegnere di Sassuolo.

«Ha sempre lavorato in proprio, mai per conto terzi o per il pubblico», dicono il dottor Luigi e l’architetto Antonella, i figli subentrati in azienda sin dai primi anni ’80 «è stato il primo ad affittare a canoni agevolati. E vendeva sulla fiducia, chi dava mutui allora? Ma non ha mai perso un centesimo: diceva che era merito dell’aver dato fiducia a tutti. E quanti lo hanno ringraziato fino a ieri». Per quasi 20 anni avrebbe anche guidato la Granello di Paese, cave e inerti poi ceduta a fine anni ’70. «Era tenace, coraggioso, rischiava ma aveva intuito», dice chi ha lavorato con lui, «ed è sempre rimasto umile. In cantiere dava l’esempio, arrotolandosi i pantaloni e rimboccandosi le maniche. Fra le sue passioni, l’arte (i grandi dell’ 00 e ’900), l’antiquariato, la caccia. Lascia la moglie Maria, 87 anni, i due figli, 5 nipoti e 2 pronipoti.

Andrea Passerini

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