Addio allo scultore Marsura Era il “maestro del ferro”

È morto domenica a 82 anni per un infarto nella sua casa atelier di Roncade  Alllievo di Toni Benetton, era famosa la sua galleria di piazza San Leonardo



La manualità sapiente di un fabbro, la visionaria esuberanza creativa e concettuale di un artista che si è confrontato con le avanguardie del 900. Salvino Marsura è mancato domenica sera, nella sua casa atelier lungo la Treviso Mare, nella frazione di Vallio di Roncade. È stato colpito da un infarto all’età di 82 anni, 63 trascorsi nel segno dell’arte.



Nato a Treviso nel 1938, Marsura fin da giovanissimo nella seconda metà degli anni 50 inizia a confrontarsi con la pratica e i linguaggi della scultura e della pittura. In particolare fu allievo del “poeta del ferro” Toni Benetton, lavorando per anni nella sua fucina, dello scultore Sergio Storel e del maestro Mario De Tuoni. Originario di Visnadello, attivo soprattutto nel laboratorio a Castrette di Villorba, negli anni 90 si trasferisce con la famiglia in una casa rurale a Vallio, ospitando qui anche la sua officina creativa. A caratterizzare il percorso artistico dello scultore trevigiano è soprattutto la scelta di integrare il tipico lavoro del fabbro (forgia, incudine, martello, forza e ingegno) con elementi “ready made” e con un’originale esuberanza cromatica. «L’artista non si serve del colore come di un accessorio superficiale ma lo intende come materia prima insostituibile alla pari del ferro», scrive il critico d’arte Daniel Buso. Nel 1972 gli è stato conferito, oltre ai numerosi altri premi, il premio europeo “Griffone d’Oro”, mentre nel 1973, l’Accademia Tiberina gli ha conferito, per la validità della sua forma artistica, la “Medaglia d’Oro dell’operosità-aristocrazia del lavoro” dell’Unione della Legion d’Oro. Marsura è molto conosciuto nel trevigiano anche per la sua attività di gallerista con sede in città in piazza San Leonardo e per il dono alla sua città di un’opera, intitolata “Grattacieli dell’anno 7000”, che tutt’oggi è presente al centro di una delle aiuole di piazzetta Trentin.



Come emblematiche chiavi interpretative, spesso l’artista colorava anche di ironia le proprie opere, con titoli che ne andavano a compensare l’apparenza informale: “Modella che si fa la doccia”, “Guardiano del Sile”, “Cacciatore”, “Uccello che ha fatto il giro del mondo”. «Un artista pieno di passione, uno scultore impareggiabile che nel ferro già vedeva l’opera in cui sapientemente trasformarlo», è il ricordo espresso dall’amministrazione di Roncade, «Sapremo fare tesoro dei suoi preziosi lavori, memoria dell'uomo che in essi continua a vivere». «Marsura» sono le parole di Ivano Sartor, storico ed ex sindaco di Roncade, «non era un artista isolato dal mondo, anzi, lo ricordo per il suo inteso rapporto con la gente del territorio, ha dato spazio ad altri artisti ed era sempre presente alle cerimonie, alle iniziative culturali, è stato partecipe della vita della comunità, e questo è certamente un suo ulteriore merito».

Salvino Marsura lascia la moglie Antonietta e i due figli Susanna e Roberto, da tempo residente in Inghilterra: l’ultimo saluto giovedì. —



Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso