«A Zero non serve» Il sindaco “spegne” il forno crematorio

Il Comune dice “no” al progetto di una società privata «Sarebbe un investimento da noi ma a uso di altri paesi»
Di Rubina Bon

ZERO BRANCO. Forno crematorio a Zero Branco, “no” dell'amministrazione comunale. «Troppo poche le cremazioni in paese per giustificare l'impianto” spiega il sindaco Mirco Feston. La richiesta in municipio, da parte di alcune società private che già gestiscono forni crematori, sono giunte nei mesi scorsi. L'amministrazione comunale si è presa del tempo così da analizzare tutte le sfaccettature di una questione delicata dai molteplici risvolti, da quelli strettamente tecnici a quelli economici, fino all'ambito morale e religioso. L'area individuata per la realizzazione del forno crematorio era quella a ridosso del cimitero di Zero Branco, in via I Maggio. L'impianto infatti deve essere realizzato su area pubblica a destinazione cimiteriale. Mille i metri quadri necessari, di cui circa la metà (550) occupati dall'edificio e il resto come area di manovra. Il Comune non è proprietario di una superficie così vasta, tanto che si sarebbe dovuto ricorrere anche a cessioni bonarie del terreno o, caso estremo, a espropri. La proposta arrivata sul tavolo del sindaco Feston prevedeva la realizzazione del forno crematorio con un project financing. All'amministrazione sarebbero andati 20 mila euro all'anno per tutta la durata della concessione, a cui bisognava aggiungere il beneficio dato dalle tariffe ridotte per le operazioni di cremazione dei defunti residenti a Zero Branco. Un investimento milionario, quello proposto per l'area vicina al cimitero, che tra iter e costruzione avrebbe coperto il prossimo anno e mezzo, a cui però l'amministrazione Feston ha detto “no”. «La media di salme di cittadini zerotini che vengono cremate ogni anno si aggira sul 15%: su 80 funerali, 12 defunti vanno in cremazione. Impianti del genere possono arrivare a 1.900 cremazioni all'anno. Per ripagare l'investimento, ne devono essere effettuate almeno 900-1000», spiega il sindaco Mirco Feston, «se la cremazione è una necessità per il futuro a servizio di un bacino largo di utenza, serve anche un accordo su larga scala. Al momento per il paese non è una priorità, sarebbe un investimento per buona parte a uso di altri». Per contro, invece, sempre più famiglie di Treviso capoluogo scelgono questa opzione, tanto che l'unico forno crematorio della Marca, quello a Santa Bona, è costretto a mettere le salme in lista d'attesa.

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