A Treviso chiude dopo 87 anni la storica bottega Pignatto

Pochi metri quadrati, tanti cassetti, tante storie da raccontare. Stretta nella cornice liberty di legno, la vetrina dell’ottica Pignatto si è affacciata 87 anni su Calmaggiore. Ha visto i volti della gente dietro montature di metallo, di plastica, all’americana e alla francese. Ha assistito al rastrellamento dei fascisti che nel 1943 cercavano uomini da arruolare a forza nell’esercito della Repubblica di Salò, aprendo le porte a quanti cercavano di sfuggirvi infilandosi nel corridoio che portava sul retro, in piazzetta Pola. Ha resistito per anni forte del suo sapere artigiano e bottegaio. Ma adesso cede il passo.
Il negozio fondato nel 1929 da Amedeo Pignatto, il cui nome troneggia ancor oggi sopra le vetrate, chiuderà il 30 aprile. Non sarà un trasloco, né un rinnovo, ma una «cessata attività». Ernesto Pignatto, che aveva ereditato la bottega e il mestiere dal padre, ha deciso di chiudere. Una decisione sofferta, difficile, sulla quale avrebbe inciso in modo determinante il costo dell’affitto del negozio, pur piccolo, in quella che un tempo era la via delle botteghe e pure dei piccoli bar, e che oggi è invece diventata la via della grandi firme e delle grandi catene, le uniche a riuscire a farsi carico di costi vivi mensili anche a 5 cifre. Resistono, sfidandole, ormai pochissime attività storiche come Vasconetto (1858), i vecchi calzolai diventati boutique come De Pol e Cappelletto, l’ottico Bottegal (1898). Gli altri? Fagocitati dalle leggi del mercato, che quando non li ha fatti chiudere li ha cacciati lontano dal salotto buono.
Due casi su tutti, due mercerie storiche: l’ottocentesco Springolo (caso vuole vicino di Pignatto) chiuso nel 2007 per lasciare spazio a Intimissimi; e la Merceria Due Pomi (1860) sfrattata e trasferita da Monte di Pietà dove ora da oltre un anno il palazzo “pericolante” attende restauro.

In negozio non c’è molta voglia di affrontare l’argomento. «Parliamone più avanti», si replica da Pignatto. Ma non perché ci siano margini di ripensamento. Quella data, 30 aprile, è già scritta. A metterla nero su bianco il titolare dell’Ottica, Ernesto, e la moglie Nadia, da sempre al suo fianco nella gestione della “bottega”che negli anni oltre ad occhiali ha trattato fotografia e piccola tecnologia di settore. I due titolari la settimana scorsa hanno inviato a tutti i clienti più affezionati una lettera: «Il nostro storico negozio cessa l’attività il 30 aprile per motivi indipendenti dalla nostra volontà». Poche parole che hanno scatenato un via vai nel negozio in Calmaggiore, dove molti, già lo scorso fine settimana, sono corsi a chiedere spiegazioni. Ancora due mesi di lavoro poi verrà spenta la luce sulle vetrine zeppe di montature. Chi arriverà al suo posto? Nessuno lo sa, ma la perdita dell’ennesima bottega storica mette in allarme i commercianti e gli artigiani: «Così si perde l’identità e la storia della città». Il Comune ha varato un bando per creare una lista delle attività storiche, un censimento con l’intento di sostenerle e pubblicizzarle, ma a detta di molti arriva ormai tardi.
Federico de Wolanski
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