A Montebelluna il centro diventa “area daspo”, ma i quartieri restano esclusi: ecco la mappa

Mappa delle zone sulle quali le forze di polizia potranno ordinare l’allontanamento Nel mirino la microcriminalità. I Democratici: «Servono più agenti e telecamere»
Enzo Favero

Adesso c’è il daspo in città, ma limitatamente al centro. Esclusi invece i quartieri, anche in quei luoghi dove si erano verificati fatti che avevano procurato allarme.

L’area dove l’organo accertatore, ossia la polizia locale e le altre forze dell’ordine, possono procedere con l’ordine di allontanamento e di divieto di accesso va dalla stazione ferroviaria a Posmon, da Santa Maria in Colle alla zona del quartiere Bertolini che ospita le scuole.

Individuate anche le aree verdi dove questa misura può essere applicata, tutte all’interno del perimetro: il parco Manin, il vecchio cimitero, il parco Legrenzi, i giardinetti della stazione, l’area degli orti solidali, le aree verdi del quartiere Bertolini, piazza Negrelli, l’area verde di via Cima Mandria col suo sito archeologico, altre piccole aree. In concreto si è delimitata l’area vasta del centro dove ci sono scuole, musei, aree archeologiche, complessi monumentali o altri istituti e luoghi di cultura ovvero aree adibite a verde pubblico.

Su queste aree ci possono essere provvedimenti di allontanamento e di divieto di accesso assieme a una sanzione che va da 100 a 300 euro.

Restano fuori zone dei quartieri, dove ci dono aree verdi o musei o luoghi di cultura e scuole e dove in alcuni casi dai comitati civici c’erano state segnalazioni di situazioni a rischio. È al di fuori del perimetro, infatti, villa Pisani col suo MeVe, non c’è la scuola media di Biadene, pure il museo civico è al di fuori del perimetro da daspo.

E l’elenco potrebbe continuare.

 «Il comandante della polizia locale in commissione ha spiegato che doveva essere definita un’area ben precisa dove maggiore era l’allarme sociale ed è stata individuata l’area vasta, perché soprattutto in centro storico si erano avuti episodi di scontri e aggressioni: insomma non poteva essere fatta una mappa a macchie di leopardo per inserirvi anche i centri delle frazioni», sostiene il capogruppo dei Democratici per Montebelluna, «e quindi abbiamo approvato tale delimitazione.

Ma è pur vero che non si risolve la questione della sicurezza applicando il daspo in un’area precisa della città: situazioni analoghe a quelle che suscitano allarme in centro o in stazione si sono registrate anche al di fuori del perimetro individuato».

Basti pensare ai danni e alle segnalazioni arrivate in passato dal comitato civico di San Gaetano, o quelle relative alla Pineta di Biadene, o ancora i furti che si sono registrati in serie a Mercato Vecchio, si possono aggiungere i danni subiti in passato dal centro frazionale di Guarda. «La questione della sicurezza non si risolve solo con il daspo nell’area centrale della città», aggiunge Quaggiotto, «è uno strumento, ma non è certo risolutivo, ne servono altri, soprattutto in chiave di prevenzione. Servono ad esempio gli operatori di strada, le telecamere nelle zone a rischio dei quartieri, servono più agenti di polizia locale per intensificare il controllo e la prevenzione sia in centro che in periferia. Sono interventi che sollecitiamo da tempo. Se ci si ferma al daspo in centro si risolve ben poco». 

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