A Montebelluna cento nascite in più nell’anno del Covid

I parti nel reparto di ostetricia dell'ospedale San Valentino sono passati da 1.033 a 1.122. Tra le novità ora anche i padri possono assistere al cesareo 

MONTEBELLUNA. Un centinaio di parti in più nonostante la pandemia. Nel 2020 al reparto di ostetricia del san Valentino ci sono stati 1.122 parti rispetto ai 1.033 dell’anno precedente, in controtendenza a quanto avvenuto a livello nazionale.

Cesareo con papà

Entro quest’anno anche i papà potranno entrare in sala operatoria e assistere la compagna che partorisce col parto cesareo: è il progetto “parto cesareo dolce”. Ad esso si aggiungeranno sempre nel corso dell’anno l’istituzione di un ambulatorio ecografico-ostetrico gestito dal personale del reparto e l’ambulatorio “Si-cura”, dedicato alla contraccezione, e la banca del latte umano donato. Tante novità quindi per il reparto di ostetricia-ginecologia annunciate dal primario Maria Grazia Salmeri a incrementare le attività del punto nascite dell’ospedale di Montebelluna, che continua ad aumentare le nascite nonostante il periodo critico determinato dal Covid.

Umanizzazione

«Abbiamo sempre prestato la massima attenzione alla umanizzazione del momento della nascita anche in questo periodo molto difficile – spiega la dottoressa Maria Grazia Salmeri – Siamo riusciti a mantenere il livello qualitativo dell’assistenza nonostante l’incremento di attività». Livello qualitativo che nel concreto significa posizioni libere in travaglio, aromaterapia, musicoterapia, utilizzo dell’acqua in travaglio e parto. E se c’era basso rischio ostetrico la gestante veniva assistita in autonomia dall’ostetrica all’interno della struttura in modo sicuro.

Niente Covid

È stato anche un reparto, quello di ostetricia-ginecologia, e con esso anche pediatria, che è riuscito ad evitare focolai di Covid. «Questo – aggiunge la primaria – grazie al rispetto attento delle norme di prevenzione, alla costante esecuzione di tamponi sia al personale che alle gestanti, il monitoraggio della partoriente e del partner al momento del ricovero, che ci ha permesso di mantenere la presenza di una persona di fiducia con la futura mamma senza alcun rischio. E le partorienti che risultavano positive erano seguite con assiduità in locali dedicati».

La patologia neonatale

Dato positivo è quello dei parti cesarei: il 13,1%, ben al di sotto della media sia nazionale e regionale. Altro elemento di qualità è la bassa percentuale di piccoli ricoverati in patologia neonatale (inferiore al 6%) e, in caso di patologie minori, il mantenimento del contatto madre-figlio. «L’assistenza neonatale è dotata di apparecchiature e modalità di assistenza infermieristica tali da evitare, in caso di patologie, l’allontanamento del neonato dalla mamma – spiega la primario di pediatria, Debora Corazzin – anche per i bambini ricoverati in patologia neonatale è prevista la possibilità che i genitori siano presenti ogni volta che lo desiderano». —



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