A Crocetta i brasiliani diventano italiani

CROCETTA. Più di cento pratiche negli ultimi mesi. L’Anagrafe del Comune di Crocetta sta diventando sempre più carioca causa di un grimaldello, perfettamente legale, usato da un «mediatore» brasiliano che aiuta numerosi connazionali ad ottenere la cittadinanza italiana. Il fenomeno, denunciato nei giorni scorsi dal sindaco di Forno di Zoldo, nel Bellunese, sta esplodendo anche a Crocetta.
Il paese sta diventando una base temporanea per avere la cittadinanza italiana e poi andarsene verso altri paesi, europei od extraeuropei, ma con in tasca la cittadianza tricolore. Una delle conseguenze di questo fenomeno è che le liste elettorali di Crocetta si sono infittite di nomi che di autoctono hanno ben poco e questi brasiliani continueranno a rimanere iscritti all’Aire e dunque anche ad avere diritto di voto. Negli ultimi mesi le pratiche hanno superato il centinaio: in pratica Crocetta ha oltre cento cittadini nati in Brasile, trasferiti a Crocetta e poi trasferiti. Basta dimostrare di avere qualche antenato nato in Italia e il gioco è fatto.
«Ci siamo resi conto di quanti alla fine siano in occasione dell'ultimo referendum sull'autonomia - dice la sindaca Marianella Tormena - c'erano tutti questi brasiliani iscritti nelle liste elettorali perché erano residenti a Crocetta e qui avevano ottenuto la cittadinanza italiana ma di fatto qui non c’erano più. E ogni verifica è vana, perché passati i tre mesi e ottenuta la cittadinanza, se ne vanno». Così a Crocetta ad ogni elezione mettono in conto che il numero degli astensionisti è gonfiato dalla presenza nelle liste elettorali di questo gruppone di brasiliani crocettani. Il meccanismo consiste in questo: arrivano, prendono in affitto un appartamento, dimostrano di avere un qualche antenato italiano e chiedono la cittadinanza italiana e, passati tre mesi e ottenuto lo scopo, se ne vanno altrove. Ma perché a Crocetta soprattutto? «Perché qui -spiega Marianella Tormena- c'è chi affitta loro gli appartamenti, ci sono due o tre appartamenti che fanno in pratica da base per attuare questo meccanismo che la legge consente». Non è che la cosa sia proprio di gradimento della sindaca. «Penso che se uno è cittadino italiano -dice- lo debba essere in tutto e per tutto, non per comodo. La legge lo consente, ma è strumentalizzare tale meccanismo, è una strumentalizzazione, legale ma pur sempre una strumentalizzazione». Sbagliato però immaginare che sia della gente alla disperazione che cerca di entrare e rimanere in Italia alla ricerca di fortuna. «Si tratta di gente benestante -afferma Marianella Tormena- sono soprattutto dei professionisti, che vogliono la cittadinanza italiana evidentemente perché poi possono andare a lavorare in altri paesi dell'Europa, tanti poi vogliono andare a lavorare negli Stati Uniti, dove evidentemente è più facile entrare con la cittadinanza italiana anziché con quella brasiliana».
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