5G, è guerra totale a Treviso: Vodafone contesta il “no” della giunta a due maxi antenne

TREVISO. Tra Vodafone e Comune si apre una battaglia legale a tutto campo. L’azienda di telecomunicazioni ha trascinato davanti al Tar Ca’ Sugana, impugnando con un ricorso il sollecito al pagamento dei canoni scaduti nel 2018 e scagliandosi contro il no a due nuove antenne che avrebbe voluto installare in via Castellana e in via Callalta, dove in futuro sarebbe arrivato il 5g.
Ca’ Sugana ha schierato a difesa l’avvocatura civica perché in ballo ci sono molti soldi – la partita vale quasi a un milione di euro – il piano antenne stesso, e l’arrivo del 5G in città.
LA CORSA AL 5G
È proprio questo il nervo scoperto nella gestione dei rapporti con le aziende di telecomunicazioni. Perché a Ca’ Sugana, come altrove, hanno capito che le richieste che arrivano negli uffici da alcuni mesi guardano alla tecnologia tanto contestata. Oggi domande con l’intestazione “impianto con tecnologia 5G” non ce ne sono ancora, ufficialmente: solo alcune richieste di informazioni a riguardo.
Ma le pratiche per installare nuovi pennoni nekl territorio comunale rappresentano i presìdi su cui le compagnie puntano non appena arriverà il via libera ad installare la nuova tecnologia.
E Vodafone, dal canto suo, al Comune di Treviso ha chiesto due nuove postazioni: una in via Castellana e l’altra in via Callalta. Una ad est e una ad ovest del capoluogo.
Trovandosi però di fronte al “no” del Comune. «Non condividiamo la localizzazione», dice l’assessore all’ambiente Alessandro Manera per motivare il diniego. «Non si tratta di tecnologia 5G, certo potenzialmente quelle antenne potrebbero servire a quello in futuro. Ma non abbiamo detto no per questo motivo. L’amministrazione lavora rispettando piani e norme, e quelle localizzazioni sono state considerate sensibili. Non mi voglio addentrare in questioni che competono agli avvocati, ma se il nostro diniego venisse cancellato dal Tar sarei sorpreso, perché sarebbe come consentire ad un privato di espropriare il pubblico».
I comuni, Treviso compreso, stanno cercando di gestire una corsa all’oro da parte delle campagne di telecomunicazione, che sperano, terminata la sperimentazione, di vedersi autorizzare dal governo, come già accaduto in passato, l’upgrade tecnologico. Insomma passare dal 4G al 5G senza il bisogno di nuove autorizzazioni o di permessi. Da qui il tentativo delle compagnie di installare altre antenne già adesso.
I DEBITI DI VODAFONE
Ma con Vodafone da due anni a questa parte si è aperto un altro fronte, che riguarda da vicino le casse pubbliche. La società ha smesso di pagare i canoni di affitto a Ca’ Sugana: il risultato è che nel 2018 ha accumulato un debito di 400 mila euro, nel 2019 altrettanti, e in più ci sono i primi sette mesi del 2020.
Insomma all’appello per le casse pubbliche manca quiasi un milione di euro. Il Comune, che in questi mesi ha intavolato una trattativa con Vodafone senza però al momento ottenere risultati, alla fine dello scorso anno ha inviato un sollecito di pagamento alla società per i primi 400 mila euro. La risposta è stata il ricorso al Tar da parte di Vodafone, che non contenta ha impugnato pure il piano di localizzazione delle antenne. L’azienda si fa forte di una norma della Comunità Europea che stabilisce come la telefonia sia un servizio pubblico.
L'operatore ha quindi sospeso i pagamenti dei canoni di affitto in molti comuni di Italia, pagando solamente la tassa per l'occupazione del suolo pubblico.
La differenza è notevole, si parla di 400 euro all'anno invece di diecimila per le 38 antenne collocate nel territorio comunale. E Vodafone si era già rivolta al Tar in altre regioni – ottenendo anche alcune vittorie – ma mai lo aveva fatto contro il comune di Treviso.
«Vedremo cosa dirà il Tar, ma l’azienda ha firmato dei contratti con l’ente che prevedono un pagamento, e noi dobbiamo farli rispettare», dice l’assessore Alessandro Manera —
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