Vita da gregario Gli ottant’anni di Vito Favero

Ciclismo: i festeggiamenti di Sarmede per il suo campione che vinse 9 corse e fu secondo al Tour

SARMEDE. Buon compleanno, Vito Favero! Il campione di Sarmede, secondo classificato al Tour de France del 1958, domani compie 80 anni. Per celebrare la rotonda ricorrenza e festeggiare il nobile concittadino, che proprio a Sarmede è nato ed è residente, il Comune ha programmato un evento per domenica 25 novembre. Al teatro sociale tutta la comunità si stringerà attorno a Vito e alla signora Giuseppina, moglie inseparabile da 50 anni, e nell’occasione verrà proiettato un filmato inedito montato con immagini girate in paese la scorsa settimana e registrazioni d’epoca tratte dall’istituto Luce. Vito, nato da famiglia contadina, per la verità non aveva pensato al ciclismo quale sua prima attività. Fino all’età di 19 anni, infatti, si guadagnò da vivere come muratore, raggiungendo i cantieri in bicicletta, fino anche a Nervesa della Battaglia. «Un giorno lavoravamo alla clinica Villa delle Rose a Vittorio Veneto quando mi avvicinò un medico», racconta Favero, «Mi disse: “Non sei fatto per questo lavoro con quelle braccia esili” e mi rispedì a casa. A quel punto dovevo trovarmi un altro lavoro e cominciai a correre in bicicletta».

Passista scalatore, Vito attraversò un’ottima esperienza da dilettante, vestendo le maglie dell’Alfonso Piccin di San Giacomo di Veglia e dell’Uc Vittorio Veneto con la quale nel 1954, in formazione con Gennaro Padovan e Antonio Uliana, si aggiudicò la Coppa Italia. Debuttò nel professionismo al Giro del Delfinato del 1956 con la maglia della Bottecchia, quindi nel ’58 passò all’Atala e nel ’61 alla Torpado. Si aggiudicò complessivamente nove corse: nel ’57 la tappa di Napoli al Giro d’Italia, nel ’58 il Criterium di Ginevra e il Criterium di Montron, nel ’59 la tappa di Torino al Giro, quella di Namur al Tour, una tappa del Giro di Sardegna, due della Parigi-Nizza e il Criterium di Nantes. È ricordato, tuttavia, per l’impresa sfiorata nel 1958 quando arrivò secondo al Tour dietro Charly Gaul, ma indossò la maglia gialla per sei giorni fino alla penultima frazione. «Non nutro rammarico per aver perso il Tour per soli 2’30”. Finii in giallo per una coincidenza, dovevo fare il gregario a Nencini e non ebbi mai in mente di vincere il Tour. Sono contentissimo di quel secondo posto perché ce l’ho sempre messa tutta. Mi piaceva dare battaglia, è questo che voglio trasmettere ai giovani dilettanti».

Sempre nel ’58 Favero giunse quarto al mondiale di Reims, in Francia, dove vinse Ercole Baldini. Nella volata per il terzo posto venne battuto dal pistard francese Garrigade. Il ricordo, però, corre altrove. «Fu l’ultimo mondiale di Fausto Coppi», ricorda Vito, che si diletta ancora a giocare a bocce con la San Rocco Bit di Cordignano, «Il Campionissimo mi scelse come compagno di stanza perché sosteneva che i veneti sono taciturni e lui era metodico, doveva dormire le sue ore di sonno. Nel cuore della notte, invece, fece irruzione Gino Bartali e non chiudemmo occhio. Il giorno dopo, tuttavia, Coppi lanciò Baldini nella fuga vincente e io sfiorai il podio».

Giacinto Bevilacqua

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