Vincere e venir esonerato: il caso di Susic

TREVISO Il Treviso cambia: licenziato Massimo Susic, arriva Claudio Ottoni. Decisione se non clamorosa, nell’aria si avvertiva qualcosa, certo inattesa, almeno nella tempistica e cioè dopo la prima vittoria. Susic è il primo allenatore biancoceleste esonerato dopo appena 5 giornate, Ottoni sarà il quinto che in tre anni si insedia sulla panca trevigiana dalla creazione dell’Acd, dopo Piovanelli, Tentoni, Rorato e Susic. 55 anni, di Albano Laziale, Ottoni il Treviso peraltro già lo conosce, essendo stato vice di Sandreani nel 2001.
Ed ha avuto esperienze anche a Padova, dove ha giocato 6 anni (prima anche a Perugia e Bologna), Cologna, Cavese, Sambonifacese (promozione in Lega Pro), Feralpi Salò, Legnago e Montichiari. Sarà presentato oggi alle 17 al Tenni. Per il tecnico goriziano fatale la perdurante latitanza di un calcio appena decente, almeno così la spiega il presidente Paolo Pini: «Scelta soffertissima, io non amo cambiare mister ma il Cda ha deciso così, sia pure a malincuore: vero, domenica abbiamo vinto ma con una continua involuzione del gioco, più che una crescita. È una scossa a tutto l’ambiente. Ringrazio Susic, un amico, gli do atto che l’assenza di 4 giocatori è pesante, ma la squadra anche così deve fare un campionato di un certo tipo».
Quindi la D resta il vostro obiettivo? «Non ne voglio più parlare, dopo quello che abbiamo investito pretendo una squadra coesa, che faccia un buon calcio divertendo la gente». La decisione a Susic è stata comunicata da Moreno Sartorato, responsabile dell’area tecnica e il mister tutto sommato l’ha presa non malissimo: «Lo ribadisco di nuovo: non stavamo giocando bene, domenica è stata la gara più brutta, ma con le note attenuanti: a Nervesa, in Coppa ed al completo, eravamo una buona squadra. In verità già la scorsa settimana qualcuno mi aveva chiamato prospettando questa situazione, d’altra parte nel calcio si sa che può accadere. Mi dispiace perché avevo ragazzi eccezionali che staranno sempre nel mio cuore, la chiamata del Treviso mi inorgoglì, un peccato. Però pazienza, non ne faccio un dramma, mi resta sempre il mio lavoro alla Segafredo…».
Quindi nessun problema di spogliatoio? «Certo che no, mai litigato con nessuno. È che si chiama Treviso, fosse stata un’altra società non sarebbe successo. Vabbè, si vede che a qualcuno dispiacerà, qualcun altro invece farà festa». Cosa sta cercando di dire? «Dico che in tanti saranno contenti che non ci sia più. Ma guardate che non ce l’ho con nessuno, volessi polemizzare allora andrei giù in modo frontale; in fondo non puoi andare a genio a tutti».
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