Varenne, uno splendido vecchietto: Treviso riabbraccia il cavallo-mito

TREVISO. Varenne e Giuseppe Biasuzzi, due giganti dell’ippica, ieri sono stati i protagonisti all’ippodromo di Sant’Artemio. Il primo esibito come un prezioso gioiello, il secondo ricordato ad undici anni dalla scomparsa nel Memorial a lui dedicato.
Un pomeriggio da incorniciare per le centinaia di appassionati che non hanno perso l’occasione per accarezzare Varenne, per farsi un selfie o solamente ammirare il trottatore più forte di ogni tempo.
Valutato 20 milioni di lire, comprato per 180 e rivenduto al 50% per 3 miliardi e mezzo tre anni dopo. Varenne (che deve il nome alla via dell’ambasciata italiana a Parigi) dopo aver vinto in carriera 6 milioni con 63 successi sulle 72 gare disputate tra le più importanti al mondo, è un baio di 1.66 al garrese, è nato il 19 maggio 1995, 24 anni per lui equivalgono ad una settantina per un umano, e fa lo stallone a Monteleone, nella bassa pavese. Monta tre volte la settimana, ognuna costa 12 mila euro, ha 2000 figli sparsi per il mondo (i nipoti non si contano più), 200 dei quali hanno vinto almeno un Gran Premio. Il padre, Waichichi Beach, tuttora vive in pace a 35 anni, praticamente un centenario.
A Treviso l'ultima apparizione è del 2019, mancava quindi da 19 anni, unica sua presenza agonistica al Sant‘Artemio, vinse l'Europeo dei 5 anni; fra i suoi tanti record quello di essere l'unico nella storia del trotto mondiale ad aver vinto 6 titoli di Cavallo dell'Anno in tre differenti Stati: Italia (3), Stati Uniti (1) e Francia (2). Varenne è molto intelligente e sensibile, è un divo e sa di esserlo: accettava di buon grado ogni carezza, ai selfie sembrava mettersi in posa, ogni tanto, mentre scorrevano le immagini dei suoi trionfi, tra cui due Amerique, si metteva a brucare l’erba della pista di galoppo per poi ricominciare ad essere coccolato.
C’era anche il suo storico driver, Giampaolo Minucci, aveva il magone ad abbracciarlo e baciarlo sul muso: «È lui che ha scelto me. A guidarlo sentivo un’adrenalina pazzesca, ma lui mi ha sempre trasmesso tranquillità. La corsa che ricordo di più? Fu l’ultima: arrivammo secondi...». Il ricordo del’altro grande personaggio, "paron" Bepi Biasuzzi, la cui omonima e gloriosa scuderia è nata nel 1962, è stato onorato da un ottimo miglio dotato di 110 mila euro al quale hanno partecipato 13 cavalli. A vincere, nettamente, è stato Zaniah Bi, ben condotto da Alessandro Gocciadoro con un tempo al chilometro di assoluto riguardo, 1’11”4.
Corsa che all’inizio ha visto Zefiro D’Ete prendere il comando, ben presto sostituito da Zaniah che ha tenuto la corda senza grossi problemi per poi allungare in dirittura, precedendo Fric Du Chene e Zefiro. Nelle retrovie è finito Minucci al sulky di Zlatan: Varenne evidentemente era un’altra cosa.
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