Uno su cinque si addormenta mentre guida

Ricerca dell’Aci rilancia l’emergenza colpi di sonno, una fra le principali cause d’incidente
Di Marco Scafati

C’è un autobus molto speciale che ha fatto il giro del vecchio continente per un paio di settimane. Si chiama “wake-up bus”, e l’Unione Europea l’ha mandato in missione per sensibilizzare l’opinione pubblica, in particolare quella automobilistica, sui rischi della sonnolenza alla guida.

Sembra incredibile, ma questo è un problema che sta assumendo contorni abbastanza preoccupanti.

Da un sondaggio effettuato online sui siti di Esrs, Aims e Aci, con 15 mila questionari compilati, emerge infatti che un automobilista su cinque soffre di sonnolenza diurna. Inoltre, il 70 per cento di coloro che sono stati coinvolti in un incidente stradale ha dichiarato di aver dormito «poche ore» prima che questo avvenisse.

Uno spaccato inquietante, dunque, per un problema che spesso rimane sottotraccia: addormentarsi alla guida è purtroppo una realtà che colpisce una buona fetta degli automobilisti. Fetta che aumenta nel caso si soffra, ad esempio, della cosiddetta sindrome da apnee notturne (la Osas), che affligge almeno due milioni di italiani.

Giusto per avere un’idea del fenomeno, basta prendere in considerazione alcuni numeri. L’80 per cento delle cause di incidenti stradali è da imputare all’errore umano (il restante 20 per cento a difetti nei veicoli o alle infrastrutture), e di queste il 22 per cento è rappresentato dalla sonnolenza, una delle mancanze evidentemente più frequenti.

Ora, ogni anno nel mondo muore un milione di persone a causa di incidenti, che tra l’altro sono la prima causa delle morti di giovani under 29, con costi equiparabili a circa 500 miliardi di dollari.

Viene da sé che cominciando a eliminare i colpi di sonno queste cifre comincerebbero a sgonfiarsi. Anche in Europa, dove gli incidenti costano 35 mila morti e 1,7 milioni di feriti all'anno, c'è molto da fare: si potrebbe cominciare da una legislazione comunitaria condivisa su temi così sensibili.

Sarebbe un provvedimento utile soprattutto al fine di centrare l’obiettivo che la stessa Unione Europea si è data in tema di sicurezza stradale: ovvero quello di dimezzare il numero di incidenti stradali nei propri stati membri, entro il 2020.

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