Treviso Marathon, si parte Storie di vita e di sudore

Ore 9.30, via Cavour a Vittorio Veneto, il via. Verso le 12 in città in Borgo Mazzini i primi arrivi. E fra i tremila iscritti anche tanti personaggi, curiosità e «lezioni»

VITTORIO VENETO

Ore 9.30, via Cavour di Vittorio Veneto: la pistola dello starter dà il via alla nona Treviso Marathon. Primi a partire i colossi con i pattini, alle 9.40 tocca ai disabili, quindi alle 9.45 il plotone dei maratoneti. Poi sarà solo sudore, fatica, e tanto, tanto calore da parte del pubblico trevigiano che da sempre segue lungo tutto il tracciato i protagonisti, che anche quest’anno sono più di tremila. È significativo il dato che oltre un terzo di loro (1130 per la precisione) siano iscritti per la prima volta a Treviso Marathon: ciò dimostra che la corsa trevigiana ha un appeal straordinario.

I protagonisti, dicevamo. Non sono solo i tre che verso mezzogiorno e mezzo saliranno sul podio di Borgo Mazzini a Treviso, ma tanti altri con le rispettive storie. E’ il caso per esempio di Paolo Borghi: trevigiano di Spresiano, noto alle cronache sportive per essere stato primatista italiano assoluto di salto in alto (2.28 il 25 maggio 1980 a Santa Lucia di Piave, tuttora primato juniores), ha corso l’anno scorso a Treviso la sua prima maratona, e oggi a 50 anni vorrebbe migliorare il suo tempo: corre col numero 1980, l’anno del suo primato. Eleonora Bottazzo, la nonna della corsa con i suoi 73 anni suonati, ha corso più di 150 maratone. Di Casale sul Sile, due figli e tre nipoti, dice che le basta arrivare in fondo. Ma non sarà l’ultima. Corre con il numero F140. Monia Capelli, già azzurra nel 2001 quando fu seconda assoluta e prima italiana a Venezia, è tornata a correre da qualche mese. Può arrivare vicina alle tre ore. Avrà il F282. Pasquale Di Molfetta porta il nome del celebre Dj radiofonico maratoneta. Ma non è lui, è un triestino più veloce di lui che ha già corso tutte le precedenti otto Treviso Marathon. Avrà il 577. Non è più il sindaco volante solo perché non è più primo cittadino di Vidor, ma Marino Fuson rimane affezionato alla corsa, cui ha partecipato in tutte le edizioni. Avrà il 206. Tra i disabili, il più celebre è Carlo Durante, non vedente 65enne montebellunese, già campione paralimpico a Barcellona ’92, argento ad Atlanta ’96, bronzo a Sydney 2000: avrà il pettorale 1785; anche se non correrà tutta la maratona, ma solo l’ultimo terzo, si meriterà un applauso al traguardo Mauro Scaletta, svizzero residente in Lombardia, che dopo aver perso una gamba in un incidente corre con una protesi. Cercheranno infine di riconquistare dalle mani del presidente della Fidal trevigiana Oddone Tubia il trofeo «La Tribuna» riservato ai primi trevigiani Rosanna Saran, maestra ponzanese (pettorale F10), e Marcello Venafro, vittoriese d’adozione (1406).

Alessandro Toffoli

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