«Treviso, è stato amore a prima vista Colleziono le tue maglie, ne ho ben 150»
Il personaggio
La maglia di calcio è il simbolo più iconico di questo sport. Le casacche sono l’unità di misura del giocatore: le macchie d’erba e il sudore raccolto ne testimoniano l’impegno. Indossare la divisa, anche da parte dei tifosi, vuol dire legarsi indissolubilmente alla storia e ai valori di un club. Non a caso la maglia di calcio è definita “seconda pelle” e onorarla, dentro e fuori dal campo, è un obbligo.
Il fascino suscitato da questo simbolo è assoluto, ma con Claudio Salzano si è andati ben oltre. Siamo a Roma, precisamente a Ostia, e il capitolino ha una passione che lui definisce “malattia”: l’uomo, oltre a raccogliere palloni, gagliardetti, sciarpe e scarpe del Treviso, ha una serie di 150 maglie biancocelesti. Com’è possibile che un romano sia così tifoso del Treviso tanto da possedere una collezione così vasta? Intanto, il quarantenne Claudio è romanista e il biancoceleste potrebbe essere confuso con quello della Lazio: «Infatti i colori non sono tanto giusti», scherza. Battute a parte, la passione nasce nel 2005, quando il Treviso approda in Serie A: amore a prima vista. «Non so nemmeno come sia nata questa malattia – racconta Claudio – la squadra mi è stata subito simpatica e ho cominciato a seguirla. Sono sempre stato un collezionista di maglie ma poi ho venduto tutto e ho tenuto solo le casacche del Treviso: ne ho circa 150, penso di avere il 95% delle maglie dal’92 a oggi. Mi mancano le maglie della Nike del 2015-2016, le ultime della Givova mentre sono introvabili le maglie verdi con lo sponsor Marazzato del ’96-97. Spero si averle presto nella mia collezione».
Non è stata un’impresa facile collezionare così tante casacche: «Voglio rigorosamente maglie da campo, che siano state indossate – spiega Claudio – la maglia senza numero per me è mutilata. Raramente ho speso soldi ma se proprio non riesco a ottenere qualcosa mi rivolgo a un negozio. Ho avuto la fortuna di avere tanti amici che hanno lavorato in società ma la maggior parte delle maglie viene da scambi con i tifosi a cui venivano regalate le casacche dopo le partite: così ho avuto, per esempio, quella rosa del portiere Cordaz. Qualche ex calciatore mi ha aiutato e ho rimediato quelle più rare su eBay o Subito it, come la maglia della Diadora dell’89». Appunto, non dev’essere facile ottenere le maglie del Treviso, soprattutto quando militava in leghe inferiori: «Le maglie con lo sponsor Atomic e quelle con la coccarda della Coppa Italia Dilettanti vinta nel ’93 sono state le più difficili da trovare – illustra Claudio – Il Treviso riutilizzava le maglie, applicavano lo sponsor nuovo o venivano usate dal settore giovanile. Ho la maglia del centenario, che è rarissima, non è mai stata indossata in gare ufficiale ma solo nelle amichevoli con Cagliari e Fiorentina nel 2011. Setten le aveva ordinate dalla Lotto ma non aveva i soldi per pagarle nel 2009, così furono riutilizzate due anni dopo. Lo sponsor era stato coperto con una toppa della Metalco e sotto c’è il logo della Banca Treviso. Questa maglia è bellissima e ho fatto fatica ad averla. Nell’armadio ho la muta gialla del 2012, Alessandro De Poli è il giocatore di cui ho più maglie, ho le scarpe di Acquafresca e ho anche la casacca del povero Mingozzi che morì in un incidente stradale».
Claudio ci tiene in egual modo a tutte le maglie della sua collezione e difficilmente si sbilancia. Insistendo, però, ammette che «sono affezionato alle maglie da portiere, in stile uomo ragno, rossa, blu e verde, indossate nella stagione 2006-2007 dopo l’anno in serie A, le prime sponsorizzate da Grigolin. Adoro le tre maglie della serie A, quelle che mi hanno fatto innamorare del Treviso, e infatti le tengo nel salone di casa». La passione per il Treviso non si limita alla collezione di maglie: «Sono stato diverse volte in città, ho fatto qualche trasferta e ho conosciuto qualche ragazzo della curva. Mi piace la mentalità dei trevigiani, ho molte foto dentro lo stadio Tenni, e poi Treviso è pulitissima, le persone erano ordinate e precise, dentro e fuori lo stadio: è tutto perfetto. La prima partita che ho visto dal vivo è stata Treviso-Messina nel 2005, ricordo migliaia di persone allo stadio. La partita che mi ha fatto emozionare di più è stata Bari-Treviso 0-1 nel 2008, quando ci siamo salvati ma purtroppo non ero presente. Ricordo volentieri anche il gol di Torromino a Montichiari quando abbiamo vinto la Seconda divisione nel 2012: che belli gli anni con Perna, Ferretti e Torromino. Adesso è più difficile seguire il Treviso e rimanere aggiornato ma non mancherà mai il mio sostegno». —
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