Trevisan si fa prete L’estremo Benetton entra in seminario

TREVISO. La chiamata, se nella vita ti capita di essere un rugbista, è quella che ti urlano in faccia il leader della touche in rimessa laterale o il mediano di apertura prima di lanciare l’ attacco. Di solito è criptata tra sequenze numeriche alla Fibonacci o combinazioni grottesche di nomi (capitali, ragazze, tagli di bistecche). Ma ci sono chiamate con la C maiuscola, . Arrivano dall’alto, e da dentro di te. E vanno ben oltre il campo, gli schemi e quella palla ovale da portare oltre la linea di meta .
Ruggero Trevisan, estremo del Benetton fino a giugno, ha lasciato il rugby per diventare prete. A 25 anni - nato e cresciuto nel Rugby San Donà prima di passare al professionismo del Pro12 con le franchigie federali di Aironi e Zebre - aveva lasciato per i problemi fisici. E pensare che era arrivato anche al giro della nazionale, e tutti lo indicavano come una della grandi promesse.
Mai ritiro è stato termina così veritiero. Fra dieci giorni l’estremo Trevisan si inserirà, pardon entrerà, nella Fraternità San Carlo Borromeo di Roma, lanciato verso la sua nuova meta, l’ordinazione sacerdotale al termine di un percorso tra studi, seminario e missione. Ieri ha parlato al sito onrugby.it: «So che è una scelta radicale, ma mi rende felice. Ero credente, ma non è che dessi gran peso alla religione. Nel 2011 però c’è stata la svolta: ho incontrato Comunione e Liberazione. E da lì è cambiato tutto». Decisivo l’incontro con un prete di Caorle «È stato come aprire gli occhi, a pensare di entrare in seminario ci penso da un anno ma la vocazione vera è arrivata nel 2011. E forse non me ero reso conto subito».
La reazione di amici e compagni? «La mia scelta l’ho annunciata in via ufficiale tre settimane, ma da tempo ne parlavo, con discussioni anche profonde, sui temi più veri della nostra esistenza»
Lo aspettano tre anni di studi di filosofia a Roma, un anno in missione e il ritorno in Italia per altri tre anni di studio, stavolta di teologia. Poi l’ordinazione.
E intanto spunta un altro aspirante prete ex rugbista: Daniele Cagnati, tallonatore jesolano che ha giocato anche nel Veneziamestre. Da due anni è entrato al seminario del Patriarcato di Venezia. «Il rugby, gli amici, lo studio, le morose: la mia vita è sempre stata quella di un ragazzo normalissimo», racconta, «Il mondo della parrocchia mi aveva attratto fin da piccolo, per un certo periodo assorbendomi talmente con le varie attività da dovermene staccare per non interferire con gli altri impegni. Poi, un giorno, ho sentito che quell'attrazione era maturata in qualcosa di più importante, e ho deciso di seguirla arrivando dove sono ora». (a.p.-g.g.)
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