Tra pallone e chitarra Cittadini le canta e suona un po’ a tutti
Laureato in mediazione linguistica e talento cantautorale nel calcio ha vinto due Coppe Italia ma ha ancora “voglia”

SALGAREDA. Tirare un pallone e accarezzare le corde di una chitarra, per lui rappresentano i gesti più semplici e sublimi della quotidianità. Ecco dunque che l’ebbrezza di calcare i rettangoli verdi dell’Eccellenza, è paragonabile a quella che si respira sui palcoscenici dei concerti. Così come la soddisfazione di vincere per due volte la Coppa Italia regionale, vale quanto incidere un proprio disco. Calcio e musica sono le grandi passioni di Lorenzo Cittadini, difensore centrale e cantautore di Salgareda.
Padre lombardo, madre calabrese, è nato a Treviso nel 1990 e si è laureato in mediazione linguistica e culturale a Venezia. Da giocatore ha mosso i primi passi nei settori giovanili di Salgareda, Cimasport e Cipriano Catron, per poi esordire in prima squadra al LiaPiave, dove è rimasto 9 anni vincendo due Coppe Italia di Eccellenza. Nella scorsa stagione ha cambiato casacca trasferendosi all’Union ViPo, che puntava a vincere il campionato di Promozione. Al momento Cittadini sta valutando diverse offerte e la sua permanenza a Villorba non è certa. «Gioco a pallone da una vita, in casa si mangia pane e calcio. Mio papà Pietro è un allenatore (ha appena vinto campionato e Coppa Veneto con i Giovanissimi regionali del Team Biancorossi, la squadra di Salgareda e Ponte di Piave, ndr) mentre mio fratello Luca nell’ultimo biennio è stato collaboratore tecnico al LiaPiave, prima con mister Albino Piovesan e poi con Massimiliano Parteli».
Anche l’amore per la musica ha profonde radici nell’infanzia: «Suono la chitarra e canto da quando avevo 5 anni, altra passione trasmessa dalla mia famiglia. Due anni fa, nel concludere il percorso universitario, ho vissuto per 5 mesi a Malaga, in Spagna. Una volta tornato a casa, all’inizio del 2016 è sorto il desiderio di fare un album da solo. In passato ne avevo già realizzato uno con una band locale, ma ora sentivo la necessità di esprimere qualcosa di più personale, intraprendendo la carriera da solista pur essendo accompagnato dalla collaboratrice Giovanna Pesce e da altri musicisti: Nicolò Martin al pianoforte, Nicola D’Amico alla batteria, Luca Volonnino alla chitarra elettrica e Simone Bortolotto al contrabbasso. Il sogno è diventato realtà lo scorso aprile, quando ho presentato il mio primo album di inediti dal titolo “La rosa corsara”, registrato per ArteVoce, casa di produzione musicale di Simone Chivilò. Le date promozionali mi hanno portato e mi porteranno in varie località italiane, dal Piemonte alla Calabria, ma anche all’estero. Sono da poco rientrato da una tournée in Spagna, sempre in Andalusia dove avevo studiato».
Più calciatore o musicista?
«Da circa un anno e mezzo la musica è diventata un aspetto molto importante, considerato che da aprile a settembre spesso e volentieri sono in giro. In precedenza mi sentivo più un calciatore. Adesso convive in me la voglia di consolidare l’aspetto artistico: ci sto investendo molto. Vorrei che un giorno la veste di cantautore diventasse la mia professione, pur sapendo che nel contesto del nostro paese sarà difficile. Finché non si presenta la giusta strada, mi divertirò a coltivare entrambe le passioni: musica e calcio».
Un difensore che ammiri?
«Andrea Barzagli della Juventus e della nazionale. Forse non sarà un nome altisonante, ma trovo che sia un’icona per costanza e serietà. Persona positiva e leader».
In termini artistici a chi ti ispiri invece?
«Il mio è un genere cantautorale folk e popolare, quindi musica d’autore con ispirazione a vari artisti: da Paolo Conte a Vinicio Capossela, passando per Francesco De Gregori, Fabrizio De André e Leonard Cohen. C’è tanta letteratura in questo disco. Dal punto di vista artistico e compositivo devo ringraziare pure un mio cugino poeta e scrittore, Silvestro Neri, romano di nascita e residente in Toscana».
La cosa più simpatica che è successa?
«Nell’ultimo periodo ho viaggiato molto per promuovere il cd. Quando siamo stati chiamati nel sud della Spagna, siamo partiti da Treviso in macchina percorrendo 2.500 chilometri in 35 ore, “armati” di chitarra, amplificatore e poco altro. Ci hanno presi per matti perché abbiamo fatto una tirata unica, ad eccezione di qualche sosta dovuta ad esigenze primarie, e ci siamo anche persi in Francia. Ma la voglia di portare in giro la propria arte, prevale su tutto. In ambito calcistico invece ricorderò con grande piacere l’impresa di aver conquistato per due volte la Coppa Italia di Eccellenza con la maglia del LiaPiave, condivisa per quasi un decennio con il compagno di squadra Michele Benetton, che l’anno scorso ho ritrovato all’Union ViPo».
Progetti per il futuro?
«La mia intenzione è di proseguire comunque l’esperienza sportiva, cercando di gestire entrambe le cose. La parte musicale è impegnativa soprattutto d’estate, quando il calcio è fermo. Durante il campionato è più facile incastrare la partita nel weekend, come ho sempre fatto fino ad oggi. Devo però ancora decidere con quale squadra».
Alberto Zamprogno
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