Terre Rosse, ri-domina Celestino

Nella granfondo mtb del Montello batte il belga Paulissen, tra le donne Ferrari senza rivali

VOLPAGO. A questo punto, il deus ex machina Massimo Panighel potrebbe farci un pensierino: perché non ribattezzarla “Celestino Marathon”? Dedicata in passato all'olimpionica norvegese Gunn-Rita Dahle, la Granfondo del Montello torna dopo due anni con la denominazione “Terre Rosse” e l'inedito format del circuito, ma protagonista è sempre l'ex stradista ligure, trionfatore ieri a Volpago come nel 2008 a Montebelluna, quando firmò il primo importante successo con il rampichino. L'impresa di Mirko, ma anche l'impresa dei Mille (tanti i partecipanti), acrobati e funamboli, amatori e professionisti, gourmet ed escursionisti, che hanno invaso prese e saliscendi, aggredito strappi e discese, affrontato sterrati e asfalto, chiudendo la propria fatica su una pista d'atletica. Guidati dalla passione, lo spirito genuino e ruspante delle ruote grasse. Test superato a pieni voti: fra un anno Internazionali d'Italia e Tricolore team relay, nel 2015 Italiano cross country.

«Questa è la mia gara, l'ho sempre sentita mia, qui è nato “il Celestino della mountain bike”», esulta il 39enne di Andora, «Il Montello mi ha fatto crescere e dato molto, conservo tanti ricordi, non potevo non esserci. Sono contento che Panighel l'abbia riproposta. Ci tenevo a fare bene, tanto che, prima volta quest'anno, mi sono portato dietro tutta la famiglia, suoceri compresi». Mirko Celestino dispensa sorrisi, salutando la moglie Manuela e tenendo per mano Marika, 8 anni, e Michael, 10. Sono passati 6 anni dalle ultime corse su strada (ha vinto un Lombardia, una Tre Valli,una Milano-Torino). Poi, nel mondo delle ruote grasse, ha saputo togliersi soddisfazioni forse maggiori: maglia azzurra podi europei e mondiali. E scoprendo, proprio sui saliscendi argillosi del Montello, di potersi giocare carte importanti nella mtb. Qui aveva vinto il Tricolore 2009, l'argento europeo 2010 e il bronzo mondiale 2011. Una vittoria nella prima edizione di “Terre Rosse”, che ha anche il sapore della “rivincita”: 4 anni fa, per protesta, gli italiani erano partiti con 3’ di ritardo; Roel Paulissen si era aggiudicato la granfondo, Celestino il titolo italiano. Quattro anni dopo, Mirko stacca l'ex iridato belga a circa 7 km dal traguardo, sulle rampe finali dell'ultimo gpm. Scollinando al Bosco della Serenissima con 58” di margine, mette in cassaforte il primo acuto stagionale marathon. Un duello annunciato, anche se nelle posizioni di testa si è visto pure il trevigiano Damiano Ferraro, terzo nella gara Elite dipanatasi sui 90 km (3 giri). Un terzetto al comando per una tornata (già assieme sul secondo Bosco della Serenissima) e sgretolatosi solo sull'asperità conclusiva. «Il Montello è adattissimo alle mie caratteristiche, ci sono salite brevi e veloci, dove puoi spingere e rilanciare, l'ideale per un ex stradista», prosegue Celestino, che ha dedicato l'exploit a Enrico Carminati, patron del suo team, che proprio ieri festeggiava il compleanno, «Tutto ciò mi ha permesso di fare la differenza. Sono partito lento, qualche difficoltà all'inizio, ma poi strada facendo ho iniziato a carburare. Al penultimo passaggio allo stadio, ho capito che avrei potuto giocarmela. Ho aumentato l'andatura già sulla prima salita, superando qualche leggero crampo dovuto... alla vecchiaia. Quindi ai meno 7 mi sono trovato da solo, morale e voglia di vincere hanno fatto il resto». Rivela che è il suo ultimo anno ad alto livello (e in maglia azzurra), nel 2014 resterà nell'ambiente, concentrando però le fatiche nell'arco di un mese o poco più.

Mattia Toffoletto

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