Silvia, amore viscerale per il volley «Le Paralimpiadi sono un sogno»

LA STORIA
Non si tratta di una semplice storia di sport, ma di un amore quasi viscerale per la pallavolo condito da una sana dose di determinazione. Ingredienti che permettono di superare ogni ostacolo. Ricetta che conosce bene la 33enne, originaria di Godega di Sant’Urbano, Silvia Biasi, libero della nazionale italiana paralimpica di sitting volley e che ha voluto mettere nero su bianco nel suo primo libro (“Volevo solo giocare a pallavolo”, edito da Ediciclo editore e scritto a quattro mani con l’aiuto della penna illustre di Antonella Stelitano, giornalista trevigiana e neovincitrice della 58esima edizione del Premio Bancarella Sport) i cui proventi saranno interamente devoluti a Energy Family Project APS, associazione romana che aiuta e sostiene le famiglie che affrontano problemi di agenesia, amputazione e malformazioni congenite agli arti. Biografia presentata al pubblico giovedì sera all’Hotel del Parco da Loris di Pieve di Soligo, alla presenza delle autrici, di Ruggero Vilnai, presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Mario Sanson, delegato Coni, Michele De Conti, presidente della Federvolley Treviso-Belluno e Francesca Bosio, sua compagna di squadra.
«Per me è stato un passo assai importante scrivere questo libro attraverso la quale voglio essere vicino alla persone che hanno determinate problematiche, ed aiutarle ad uscire da un tunnel di negatività», spiega Silvia Biasi, che ha perso l’avanbraccio destro a 5 anni a causa un incidente domestico, «è stata una corsa contro il tempo visto che con Antonella (Stelitano, ndr) l’idea è nata solamente a marzo con l’obiettivo di uscire prima delle Olimpiadi». La vita, l'introspezione di una ragazza che ha saputo trarre dalla propria particolarità e l’amore per la pallavolo, gli stimoli per cercare di migliorarsi sempre, giocando sin da piccola con le normodotate grazie ad una protesi, fino alla chiamata nel 2017 in nazionale di sitting volley. Una scalata subito proficua per Silvia, nel ruolo di libero, e le compagne, capaci di raggiungere il quarto posto alla competizione mondiale del 2018 e l’argento continentale l’anno dopo.
Ora Tokyo: «Sarà un’emozione grandissima per noi affrontare questa competizione», aggiunge Silvia, «sarà la nostra prima paralimpiade, ma siamo un gruppo affiatato di amiche, ancor prima che atlete, e faremo il nostro meglio per vincere». —
Riccardo Mazzero
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