Signori “dalla testa ai piedi” per far le scarpe ai campioni

«Scusi, cercavo il campione del mondo...».
Quale? Quello che ha vinto tutti gli ultimi di motocross, quello di ciclismo degli Anni 70, quello degli Anni 90, quello di ieri ?
E va bene, ditelo che giocate sporco . Il fatto è che per il suo “...esimo” compleanno Dino Signori, patròn della Sidi, s’è regalato il libro sulla sua vita, “Dalla testa ai piedi”, scritto dal poco scontato giornalista Pier Augusto Stagi, e una tavolata - in fabbrica, ovvio - con una rappresentanza nutrita – ma incompleta – degli atleti che hanno calzato le scarpe e gli stivali prodotti dalla Sidi di Maser. Risultato: un parterre de roi da paura, un pranzo da re del ciclismo “servito” dai professionisti di un altro nome delle due ruote, Egidio Fior. E una “foto con i campioni” che necessita dell’effetto panoramico.
Ma il boccone più ghiotto, per Dino che è nato ciclista e ha smesso solo perché non arrivavano palanche, è l’ultimo, ovvero quel Michal Kwiatkowski che da pochi giorni è il nuovo Campione del Mondo. Le sue scarpe, come quelle di tanti campioni del passato presenti all’happy birthday (Moser, Bartoli, Savoldelli, Fondriest, Bettini, il ct Cassani, , Simoni, Freire, Pallhuber, i mondiali di motocross (Fontanesi (2, donne) e Cairoli (8, assoluti) sono realizzate dall’eccellenza Sidi Sport.Fa un po’ impressione vedere posare per la foto ricordo del settantanovenne Dino, assieme, il ct azzurro Cassani e il ragazzo che ha beffato na nostra nazionale, che ha un cognome impegnativo da pronunciare e che per comodità è appellato “Kwiatek”.
Ma ci vuol altro che un bravo ragazzo polacco per incantare Dino Signori, che ha fatto le scarpe a una pletora di assi da far paura. Suoi gli stivali di Agostini («Mamma quanti ne ho venduti come i suoi, e pensare che non mi piaceva il motociclismo, è stato il mio amico Rudy Barbazza, uno che venderebbe il forcone al diavolo, ad agganciarlo. Ma attenti: il mio prodotto era già ottimo», e a Joel Robert («Era fermo per un incidente, lo agganciammo per fargli fare il testimonial e fu un investimento ottimo». Durante la presentazione del libro sulla sua vita, Signori non si risparmia e non patisce imbarazzo, anche se il suo non è un eloquio da... presentatore («Paura? Sempre lasciata a casa. E a casa non ci sono mai». Quel che ne viene fuori è il perfetto imprenditore del Nordest, quello che sarebbe adatto per la pubblicità della Denim («Sono un uomo fortunato, ho avuto tutto»), quello che con il lavoro ha supplito anche ai “fidi” che saltavano mentre il nuovo capannone cresceva a suon di cazzuola. La fortuna aiuta gli audaci e quel direttore di banca che gli diede 5 milioni senza interessi (negli Anni 60) riebbe tutto indietro con onori.
Scorrendo le foto che corredano il libro del bravo Stagi su SIgnori DIno (ecco il SI.DI), trovi Agostini accanto a Moser (che è lì tra il pubblico e racconta che le scarpe con il marchio Sidi o, poi, Adidas, erano in realtà fatte dall’artigiano Colombini, che s’arrabbiava come una biscia vedendo la scritta applicata), trovi Contador, Freire Gomez, Pozzato, Bartoli, Basso, Nibali, il compianto Ballerini (con in mano un sasso di pavè e la scarpa infangata della Roubaix), trovi il bi-mondiale ed olimpionico Bettini, ma anche i motociclisti Ceccott e Capirossi. E non puoi dimenticare che suesto signore che tornò a correre un bici (con i cicloamatori) per collaudare le sue creature, è quello che ha inventato la “placchetta mobile” che ha mandato in soffitta la vecchia pedaliera dei ciclisti, molto prima che la la Look mettesse in campo il suo sistema evoluto scarpa-pedale. Hai voglia a vendere scarpe che respirano: il brevetto di Signori è... di Signori, elaborato in un laboratorio casalingo.
Uno che non ha dubbi sul genio di Patron Sidi è il siciliano Toni Cairoli, un fenomeno del motocross che, tra Yamaha e Ktm, ha messo insieme 8 titoli mondiali Mx2, Mx1, MxGp, il quale si è lasciato contagiare dalla passione per il ciclismo, favorito anche da un fisico esile da scalatore. «In bici ci vado per tenermi in forma - spiega ma poi ho finito col seguire tutte le corse, Giro, Tour e classiche del Nord, visto che per sei mesi all’anno vivo in Belgio».
Se ti guardi attorno, nel pranzo in fabbrica che costituisce il festeggiamento per libro e compleanno del boss, scopri che una bella fetta di convitati è costituita da chi per la Sidi lavora. E mentre sugli schermi al plasma scorrono le immagini del “capo” che incontra Indurain, Capirossi, Schurter e Absalon, mentre la signora Diana racconta di aver “rabbuffato” il suo cocco Pippo Pozzato, ci viene in mente che Patròn Sidi ha un’idiosincrasia fin da bimbo: adora addizioni e moltiplicazioni, odia sottrazioni e divisioni. Ecco come nasce un mito dell’economia del Nordest.
Toni Frigo
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