Rally di Roma, Basso dedica la vittoria all’amico morto

ROMA. È una vittoria stupenda e sofferta quella con cui Giandomenico “Giando” Basso ha preso per il collo questo Campionato italiano rally. Una vittoria magnifica la sua, in coppia col fido Lorenzo Granai: come si può definire altrimenti una gara vinta contro tutti i migliori d’Italia e d’Europa, corsa per di più con il cuore pesante dopo la perdita, nella prima mattinata di venerdì, di Guido, un amico d’infanzia?.
Il lutto nel cuore
Erano rivolte a lui le lacrime che ha versato subito dopo aver concluso la gara, a Guido, l’amico a cui ha dedicato la gara e che non ha potuto vedere il suo trionfo: «Era un amico, anzi un fratello. Questa vittoria la voglio dedicare a lui», ha detto uscito dalla macchina, con gli occhi lucidi. Sono stati pochi i sorrisi che gli hanno strappato quanti hanno parlato con lui in questi tre giorni. Lo dicevano tutti quelli che gli sono vicini e che incontravi qua e là, fra le prove speciali e l’assistenza: il suo sponsor Loran e il team Metior gli avevano offerto di ritirarsi, di non disputare la gara con il cuore in lutto. No, “Giando” non lo poteva accettare. Voleva vincere per dedicare la gara all’amico appena perso, l’amico e il tifoso di una vita. Ce l’ha fatta, questo 7° Rally di Roma Capitale è suo.
Carte rimescolate
La gara è finita sul Pontile di Ostia, non senza far rimescolare la carte più di una volta. Lo ha fatto sabato, quando nella prova di Pico, famosa per la facilità con cui si fora, Luca Rossetti-Eleonora Mori (Citroen C3 R5) hanno salutato la compagnia finendo fuori strada e con altre due auto che andando addosso alla loro macchina l’hanno messa ko. E ancora, nella stessa prova, quando Andrea Crugnola-Pietro Elia Ometto (Skoda Fabia R5) hanno bucato perdendo 2 minuti e la possibilità di lottare per la vittoria. Nella ripetizione di quella speciale, dopo aver assistito alla brutta botta che ha messo fuori causa i russi Nikolay Gryazin-Yaroslav Fedorov (Fabia R5), era arrivata l’unica vittoria di prova di “Giando”. L’unica: poi è subentrata la qualità migliore del pilota di Cavaso, ovvero la gestione della gara. Nessuno scratch, ma distacchi sempre contenuti in modo da poter stare là coi primi senza rischiare di buttare tutto all’aria.
La domenica
Lo ha fatto anche nella mattina di ieri, quando ha perso qualcosa in più sul primo passaggio della corta e tortuosa prova di Rocca di Cave: a frenarlo è stato un assetto che gli creava qualche difficoltà a buttare la macchina nei tornanti, e in quella prova se ne contano 18 in neanche sette chilometri. Nulla di che preoccuparsi, visto che alla fine del giro il suo vantaggio sui russi Alexey Lukyanuk-Alexey Arnautov (Citroen C3 R5) era arrivato ormai a 30”3. Erano loro gli unici che lo potessero impensierire, visto che il debutto di Simone Campedelli-Tania Canton (in quel momento a 47”4) sulla nuovissima Ford Fiesta R5 è stato più difficile del previsto.
Colpo di scena
Il colpo di scena arriva dopo la prima prova del secondo giro: Lukyanuk è penalizzato di un minuto per il passo della sua vettura (la distanza fra l’asse anteriore e quello posteriore), non conforme al regolamento. Una rivoluzione, visto che ora Campedelli diventava l’unico uomo da battere ed era molto distante. Pareva fatta, tutti pronti a stappare il Prosecco. Ma ecco che arriva la prova di Rocca Santo Stefano e Basso commette l’unico errore di tutta la sua gara: a un incrocio chiude gli occhi, forse disturbato dal sudore (che caldo ieri fra le montagne di Fiuggi e la spiaggia di Ostia…), e va dritto. Non trova la strada. La cerca, alla fine la ritrova e, quando arriva a fine prova col cuore in gola, la buona notizia: è ancora primo e deve gestire 24”8 fra l’ultima prova attorno a Fiuggi e gli appena 2,2 chilometri nel toboga di Ostia. Una passerella, prima di vincere e rivolgere il cuore lassù.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso