Pasa: «Mi manca l’emozione della partita Aspettando il pallone curo il mio giardino»

La carriera sul campo, che l’ha portato a ricevere “ripetizioni” sui calci piazzati dal brasiliano Zico. E quella da allenatore, con le esperienze da vice in Serie B e la dimestichezza assodata con la massima categoria dilettantistica. Specie se fa rima con Montebelluna, la sua culla e squadra del cuore. Daniele Pasa, 54enne di San Gaetano, ex Udinese e Treviso, ha dedicato la vita al calcio e ora il calcio è stato spazzato via dall’emergenza sanitaria. Settimane senza allenamenti, domeniche senza il rito della partita (manco in tivù, a meno che non si frughi fra le immagini di repertorio). E un futuro più che mai incerto, dopo che a fine gennaio era tornato al Monte, con l’obiettivo di traghettare i biancocelesti verso la salvezza.
Pasa, com’è una domenica senza calcio? «Perdi quasi la cognizione del tempo, la scadenza della partita è da sempre l’obiettivo di chi ha che fare con il calcio. Noi addetti ai lavori, ma penso anche ai tifosi e alla gente comune. L’emozione della gara manca ogni giorno di più, ma siamo tutti consapevoli che ora è in ballo qualcosa di molto più importante di un match di pallone. Al di là delle passioni, le priorità sono altre».
Non giocate da oltre un mese, considerando che l’ultimo match è coinciso con il successo a Villafranca del 16 febbraio (Monte quintultimo, zona playout): che giudizio dare, fino a quel momento, alla squadra? «Ero molto contento per come stava andando, mi auguro si riesca a completare il torneo. Avevo visto i ragazzi belli carichi, in poco tempo erano riusciti a ritrovare consapevolezza nei loro mezzi. Lavorando sodo, stavamo dimostrando di possedere le qualità necessarie per salvarci senza affanni. La società è stata molto vicina, ci eravamo garantiti una nuova maturità».
Ed era arrivato pure il tesseramento dell’argentino Ezequiel Carballo, la punta che s’aspettava da fine settembre. Peccato non ci sia stato il tempo per farlo debuttare. «Difende la palla e vede la porta, dopo due settimane di allenamenti ci aveva fatto una buona impressione. Ora anche lui si è trovato in una situazione complicata: non può tornare nel suo Paese, si è fermato in appartamento a Montebelluna. Lo condivide con Valeriano Nchama, cercano di tenersi allenati».
La vita domestica? «Una volta la settimana esco per la spesa, ne approfitto per fare giardinaggio o tinteggiare le pareti. Un po’ mi metto al computer, cercando di aggiornarmi. Ai giocatori, tramite il nostro preparatore atletico, sono state affidate tabelle personalizzate. Con la speranza, condivisa da tutti, di poter finire ls stagione».
Una famiglia di sportivi. I figli Simone e Francesca, l’uno calciatore e l’altra cestista, si trovano ora nelle rispettive abitazioni a Pordenone e San Martino di Lupari. Ci racconta delle loro carriere? «Simone, 26 anni, si sta godendo un torneo d’alto livello in Serie B, a Pordenone. Una matricola che sta facendo benissimo. Nel ruolo di centrocampista ha davanti l’esperto Burrai, ma ha saputo ritagliarsi i suoi spazi. Condivide l’appartamento con Strizzolo, con cui aveva già giocato a Cittadella. Ha le qualità per diventare un ottimo giocatore, in B ci sta tranquillamente. E se Simone aveva iniziato con il calcio fin da piccolo, qui a Montebelluna, mia figlia ha praticato invece rugby, prima di appassionarsi alla pallacanestro. Ruolo play-guardia, è alla seconda stagione con le Lupe, in A/1: un bel minutaggio è riuscita a farlo, ma gioca anche con la squadra cadetta di A/2. Sono quarte, dietro alle corazzate. Stava girando molto bene a entrambi, cercano di vivere la sosta forzata con serenità. Francesca, 20 anni, ne ha approfittato per rimettersi alla pari con lo studio. Quanto a me, non c’è solo il calcio: negli ultimi tempi, mi ha preso tantissimo il golf».
Ma Francesca non ne ha voluto sapere del pallone? «Qualche torneo parrocchiale l’ha fatto. E, da piccola, per di più, mi aveva stupito per l’abilità nel palleggio: una volta, davanti a me, ne ha infilati 120. Ma poi ha imboccato altre strade».
Le amicizie con i vecchi compagni? «In testa il gruppo del Montebelluna, capeggiato da Toni Tessariol. Dei tempi dell’Udinese, ho mantenuto rapporti stretti con Paolo Miano». —
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