Modolo: «Così il nutrizionista di Messi mi ha fatto rinascere, ora torno a vincere»

lo sprinter

Non alza le braccia dall’Andalucia del febbraio 2018. Una vita per un velocista, un’eternità per chi come lui è abituato a vincere tanto e spesso, fin da bimbo. Tutti a chiedersi, lui per primo, il motivo del maxi-digiuno, delle ripetute prestazioni incolori. Ed è quando sei convinto di fare tutto al meglio, ma non riesci a emergere, che nella mente cominciano a insinuarsi i dubbi. Dubbi che potrebbero anche portarti a mollare tutto. Dubbi con cui ha convissuto Sacha Modolo, 32enne dell’Education First, fin quando non ha compreso l’origine del suo malessere. Merito della consulenza di Giuliano Poser, nutrizionista di Colle Umberto con studio a Sacile. Celebri i suoi pazienti: da Messi a Higuain, passando per Dybala.

Poser ha capito il problema. E, in un amen, sono arrivati di nuovo i primi risultati. Come il terzo gradino nella volata finale dell’Adriatica Ionica a Trieste, domenica scorsa, ideale trampolino per il Giro di Polonia (3-9 agosto) e una seconda parte di stagione da protagonista.

«Avevo pensato anche di smettere, mi sentivo inutile», ammette lo sprinter di San Vendemiano, due tappe vinte al Giro 2015, «Dopo il Giro, mi sono rivolto a Poser e mi ha trovato cinque funghi nello stomaco e nell’intestino: non mi facevano assimilare nulla». Modolo, ci spieghi meglio: cosa non funzionava nel suo fisico? «Ero sempre stanco. Una fatica persino passeggiare. Se la sera andavo a letto distrutto, la mattina al risveglio lo ero di più. Immaginate cosa possa significare per un professionista: non finivo più una corsa. Dopo 50-60 chilometri non riuscivo a stare in bici».

Così aveva deciso di sottoporsi ad accertamenti. Gli esiti erano arrivati prima del Giro e avevano rilevato un’intolleranza al glutine. Credeva il peggio fosse passato? «Sì. Avevo iniziato ad alimentarmi diversamente, ma il sollievo era minimo. Non riuscivo a venirne fuori. In volata arrivavo senza forze e andavo così piano da non poter aiutare manco i compagni. Mi sentivo inutile. Quando mi sono ritirato dal Giro, salendo in ammiraglia, ho sbottato con il direttore sportivo: “Se continua così, a fine anno smetto”. Sentivo che non aveva più senso andare avanti. Senza contare gli esami del sangue, sempre più sballati: iniziavo a pensare a qualcosa di grave». Poi ha deciso di chiedere un parere a Poser: com’è nata l’idea? «Merito di mia moglie Valentina e delle conoscenze di suo zio. Lei è molto più dura di me: “Impossibile tu sia diventato improvvisamente scarso”. È stata lei a insistere, a cercare una soluzione. Io non ci credevo tanto, eppure Poser è stato la mia salvezza». Cosa ha scoperto? «Funghi fra stomaco e intestino. Avevo il fisico intossicato: mi gonfiavo, non assimilavo nulla. Secondo il nutrizionista, si erano annidati da almeno tre anni. Così per 16 giorni ho fatto una cura di antibiotici per estirpare i parassiti. E ora per sei mesi dovrò seguire una dieta senza glutine. Ho già riscontrato benefici: sto meglio, sono calato di peso. Ero arrivato a 73 chili ora sono tornato ai miei 67 standard».

E ora cosa promette? «Per essere al 110% dovrò aspettare la prossima stagione, ma intanto posso di nuovo giocarmela. Ed è quello che conta. Ci proverò in Polonia, poi Plouay e Amburgo». L’inizio di una nuova carriera. —

Mattia Toffoletto

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