Minirugby, festa per 4 mila bambini a Treviso

Consueto pieno di folla sabato 24 maggio per un torneo inimitabile, dove l’importante è essere in gioco

Silvano Focarelli
Alcuni momenti della giornata di sport e divertimento organizzata per il Trofeo Città di Treviso di minirugby (FotoFilm)
Alcuni momenti della giornata di sport e divertimento organizzata per il Trofeo Città di Treviso di minirugby (FotoFilm)

C’è la mamma apprensiva: «Ma non si faranno male con tutti quei placcaggi?». C’è il papà tifoso: «Dai Roby vai! Distruggili!». C’è chi stende una coperta sotto un albero e fa picnic, oppure dorme. Tutto intorno una miriade di gazebi, tende, stand avvolti da musica, grida e chiacchiericcio. In campo scorrazzano nugoli di ragazzini e ragazzine dai 6 ai 12 anni (gli under 14 avevano avuto le loro giornate di gloria sabato e domenica scorsi), alcuni muniti di casco e paradenti d’ordinanza, rincorrendo con grande determinazione un multicolore pallone ovale denominato Lucifer.

Intanto nel cielo sopra la Ghirada si addensano minacciose basse nuvole bluastre, spazzate via dal vento, che però non poteva coprire il sospiro di sollievo degli organizzatori. Il Trofeo Città di Treviso di minirugby, quest’anno edizione n. 45, è sempre l’immensa kermesse entro la quale si muovono 4 mila bambini ed altrettanti, anzi di più, persone al seguito.

Bastava entrare sabato 24 maggio nella Città dello Sport e si veniva sistematicamente travolti dall’allegra confusione dell’evento: immaginate una sagra di paese e moltiplicatela per dieci o venti. A perdita d’occhio, tra il verde e gli alberi, bianchi tendoni con le insegne ed i colori di ogni società, punti di ristoro con frasi invitanti tipo «Tutti noi abbiamo bisogno di credere in qualcosa. Io credo che mi farò un’altra birra».

Perché, anche se il sole va e viene, comunque fa caldo e pure le fontanelle sono prese d’assalto, come le bancarelle di cibo e bevande. E poi le ambulanze della Croce Rossa e gli operatori che vegliano sulla salute di tutti, gli altoparlanti che chiamano a raccolta e gracchiano il succedersi delle partite, gli stand con gli sponsor che vendono i loro prodotti (a ruba, ma certo, i panini «onti»), il punto di animazione musicale stile-discoteca di Piter Pan con gente che balla, genitori che girano con le magliette del loro club con lo slogan stampato, uno per tutti, «Placcheremo la nostra sete, forsa Mojan».

Sono arrivati dal nord, centro e sud Italia,dal Belgio, dalla Romania, dove il rugby è una religione più che da noi, dall’Irlanda, dall’Inghilterra, per portare i loro figlioletti a cimentarsi con dei pari età. Per poi magari conoscersi, familiarizzare, socializzare, aggregare, che in fondo è lo scopo di chi, nel lontano 1976, ha ideato la manifestazione. Che nel primo pomeriggio di domenica vivrà, allo stadio di Monigo, con tribuna strapiena, l'atto conclusivo con le quattro finali. Alle 14.15 gli under 6, alle 14.30 gli under 8, alle 14.45 gli under 10, infine alle 15.15 gli under 12. Alle 16 le premiazioni.

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