Marta Bechis, l’architetto dell’Imoco

Se avesse deciso di proseguire gli studi e di iscriversi all'Università, sarebbe probabilmente diventata architetto o designer. Invece Marta Bechis, ventiquattrenne torinese, ha scelto la pallavolo. «Ho sempre praticato molti sport. Da bambina andavo a vedere le partite di pallavolo di mia sorella e alla fine mi mettevo a palleggiare in campo con mio padre. A dodici anni ho cominciato a giocare con una squadra vicino a casa, mi divertivo perché c'erano tutte le mie amiche. La telefonata dell'Asystel è arrivata a sedici anni, e ho stravolto la mia vita. Da Torino mi sono trasferita a Novara, con una casa da riordinare e le lavatrici da fare, sentivo la mancanza della mia famiglia. Difficoltà equilibrate dalle soddisfazioni: giocavo contemporaneamente tre campionati, lavoravo e sudavo tanto ma ero felice...certo le magliette da lavare erano tante». Alla pallavolo Marta ha aggiunto diverse attività, come il volontariato, che qualche mese fa l'ha portata in Burundi, esperienza che rivive tutt'ora nella quotidianità e che considera un arrivederci. Il benvenuto invece, oggi lo dà a colei che sarà la sua alter ego in cabina di regia. «Carli (Lloyd, ndr) è una bravissima palleggiatrice e sono sicura che quest'anno, dato l'intenso numero di partite, servirà il contributo di entrambe per esprimere al meglio il gioco di squadra: possiamo crescere tanto, speriamo di avere entrambe degli spazi e comunque sarà bello condividere tecniche e cultura pallavolistiche diverse. Ho avuto la fortuna» continua «di lavorare con dei colossi del palleggio come Kun Feng, Lindsey Berg, Bahar Mert e soprattutto Leo Lo Bianco: tutte sono state importanti per la mia formazione, da ognuna ho cercato di trarre il più possibile e applicarlo al mio gioco. Con Leo ho vissuto il sogno azzurro, una bellissima persona anche al di fuori dello sport». L'anno scorso Bechis è tornata nella sua Torino, a Chieri, società alla quale è stato finora respinto il ricorso per l'iscrizione in A1, problema che ha permesso a Marta di approdare all'Imoco: «Il mio arrivo qui è stato molto rapido, sin da subito mi è sembrata una realtà seria, concreta, con obiettivi e basi solide, giovane e stimolante. Stessa cosa per i tifosi: ho ricevuto un’accoglienza calorosa e tanti sorrisi. La famiglia e gli amici mi mancheranno ma mi adatto velocemente, sono curiosa e amo esplorare nuove città, culture e cibi diversi. La fissazione degli studi non mi è ancora passata ma voglio ancora dedicarmi a ciò che amo di più: la pallavolo» . (c.b.)
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