L’orologio d’oro premio per la vittoria
Ciclismo. ll regalo speciale di Piccoli a Fregonese. Di Luca: «Un grande maestro»

TREVISO. Cordoglio nel ciclismo per la scomparsa di Ezio Piccoli. L’ex dilettante e direttore sportivo, apprezzato in tutta Italia per la straordinaria capacità di leggere la corsa, si è spento sabato scorso dopo un periodo di malattia. Stasera alle 19 nella chiesa parrocchiale di Caneva, dove il popolare “Stecca” si era ritirato a vivere negli ultimi tempi, verrà recitato il rosario in suffragio. I funerali avranno luogo sempre a Caneva domani alle 16. Il ciclista che forse ha legato più di tutti gli altri il suo nome a Piccoli è l’abruzzese Danilo Di Luca. Con la maglia giallonera del gruppo sportivo Caneva, diretto da “Stecca”, il “Killer di Spoltore” fece strage di vittorie nel 1998. In quella stagione magica, infatti, Di Luca fece suoi prima il campionato italiano su strada, a Col San Martino, quindi il Giro d’Italia, infine il Giro del Friuli collezionandovi la classifica finale, la maglia a punti e la maglia degli scalatori. «Con Ezio avevo un rapporto speciale che andava al di là dei grandi risultati che abbiamo ottenuto assieme» ricorda Danilo, terzo ai mondiali su strada del ’98 «Per me è stato un grande maestro. Non dimenticherò mai i momenti successivi alla conquista della tappa più dura del Giro del ’98. Al termine della corsa conquistai la maglia rosa e in albergo esplosero i festeggiamenti con Ezio e con Carlo Santuccione, il mio secondo padre. Non mi aspettavo che ci lasciasse in questo modo, l’ultima volta che ci sentimmo al telefono era in splendida forma». Altra epoca, altri scenari, un altro grande scalatore: Gianpaolo Fregonese. Prima di passare professionista, Johnny disputò una stagione al Caneva di “Stecca”, lasciandovi il segno. «Andrò al funerale di Ezio e indosserò l’orologio d’oro che mi assegnò per scommessa» promette Fregonese «Nel 1990 nel ritiro prestagionale in Croazia notai al polso di Piccoli un meraviglioso orologio d’oro che non potevo fare a meno di ammirare. Al Giro del Veneto, dopo le prime due tappe nelle quali avevamo mal figurato, ci trovavamo alla vigilia del tappone che arrivava a Recoaro 1000. In albergo Ezio mi fa: “Allora, Johnny, cosa vuoi fare domani? Qui bisogna salvare la baracca». E mi propose una scommessa: se avessi vinto la tappa, mi avrebbe regalato quel suo prezioso orologio d’oro. Il giorno dopo staccai anche i colombiani e vinsi la corsa. Mentre ero attorniato dai giornalisti dopo il traguardo, davanti a tutti Ezio si sfilò l’orologio e lo allacciò al mio polso. I giorni successivi alla partenza puntualmente stampa e tifosi mi chiedevano una foto con me e con il mio nuovo orologio. La verità è che Ezio, che è stato l’ultimo direttore sportivo a capirne veramente di ciclismo, era una persona di rara generosità. Mi dispiace che se ne siano dimenticati quasi tutti». Un messaggio di cordoglio è stato espresso anche dalla Pro Belvedere, organizzatrice del celebre Giro del Belvedere a Villa di Villa, il paese di origine di Ezio Piccoli, vincitore della classica nel 1965.
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