La sentenza: Benetton fuori dal campionato

Ieri il Consiglio Federale ha sbattuto la porta in faccia a Treviso Basket srl (che nel comunicato viene chiamata Basket Treviso Spa, boh). Un “no” terribile, che ha spento l’entusiasmo di un’intera provincia, che chiedeva solo di continuare ad esistere, al di là dei cavilli, delle interpretazioni capziose, dei miseri interessi di bottega, della politica che prevale su ogni cosa.
Fatale, a quanto pare, il comma 5 dell’art. 128, proprio quello che Vazzoler e compagni erano strasicuri di aver rispettato alla lettera.
Invece hanno vinto i burocrati, che purtroppo dal lato regolamentare hanno ragione.Strano, comunque, che tanta solerzia non sia stata applicata in passato di fronte a obbrobri ben maggiori. Non sono stati sufficienti 60 anni di storia, 19 trofei italiani ed europei, un passato fatto di gloria, tradizione e tanti campioni. Non è bastata nemmeno la mobilitazione generale, la corsa contro il tempo, l’azionariato popolare, tanta gente che ci ha messo tempo, faccia e quattrini: tutto cancellato.
A quanto pare ad impuntarsi sono stati soprattutto il figlio di trevigiani e amico di Verdesport Dino Meneghin, presidente Fip, e Valentino Renzi, collega di Lega, ma loro sono stati solo i notai: ora più che mai ci sarebbe da capire perché Benetton non ha mai voluto consegnare l’intera Pallacanestro Treviso a chi aveva voglia di farla sopravvivere, invece di tenersi il vivaio. Il presidente Paolo Vazzoler cerca di mantenersi freddo, ma è una parola... «In tutti c’è amarezza. Tanta. Eravamo riusciti a creare qualcosa di nuovo, di diverso, che magari avrebbe potuto aprire porte importanti a un movimento che sta facendo fatica e vive sugli spunti di qualche mecenate. Invece la Fip si è arroccata a regole stantie: sarebbe bello sapere in questi giorni chi ha telefonato a chi, credo che tutto sia stato deciso nei corridoi». Ricorsi già pronti? «Purchè le motivazioni della sentenza ce ne diano la possibilità». Eppure voi avevate sempre ripetuto di aver fatto tutto secondo le norme. «Che però dicono: nessuno può rinunciare né cedere un diritto sportivo: o si fa la fusione o c’è la vendita della società. Non era il nostro caso. Tutto il resto era in regola: niente debiti e solidità economica. E’ come se ci avessero detto: siete delle brave persone che hanno fatto un buon lavoro, però siete fuori perché, se vi ammettiamo, qualcuno in futuro potrebbe fare lo stesso ma in modo improprio. La mia delusione è su chi pensavo avesse la capacità di andare oltre le regole, forse non è così coraggioso come quando giocava, si è dimostrato più un coniglio che un leone». Qualche presunto amico vi ha gettato una polpetta avvelenata? «La Benetton Basket ha rinunciato alla C/2: ripeto, tutto rientrava nella norma, anche le azioni successive. Il fatto è che la Fip voleva un torneo a 16 squadre; ma che succede ora se una di quelle 16 non ce la fa? Ne richiamano un’altra?».
Silvano Focarelli
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