La rivincita di Cordaz «I tre punti in serie A dopo tanti ostacoli»

Calcio. Il portiere di Villa di Villa imbattuto contro il Chievo «Il Crotone si può salvare: dedico la vittoria a papà Livio»

CORDIGNANO. «La vita mi ha messo alla prova, ho combattuto e guardato avanti. Ora mi godo la prima vittoria in serie A». Alex Cordaz ne ha viste tante, superato momenti durissimi. Tre operazioni alla mano agli esordi con l'Inter. Un terribile incidente stradale ai tempi dell'Acireale, in cui perse la vita un'amica. Un grave infortunio, con l'appendice del fallimento societario, quando a Treviso affrontava il primo torneo cadetto da titolare. Due anni fa rischiò di essere travolto dai marosi del Parma e decise di ripartire dai bassifondi della B, a Crotone. Non si è mai arreso, ha debuttato nel massimo campionato a 33 anni, a un'età in cui tanti colleghi vedono già la fine della carriera. Lui invece ha appena raggiunto l'apice. E dopo aver portato i calabresi nell'Olimpo, ora sogna una salvezza insperata solo 7 giorni fa. Ma la gioia più bella arriverà a gennaio: dopo Beatrice, un anno di vita, la moglie Ambra, cordignanese come lui, metterà al mondo Santiago. È proprio vero: la vita toglie, ma poi dà. Una storia di riscatto, rivincita, benedetta cocciutaggine.

Alex, la prima vittoria del Crotone è la prima in A da titolare: sensazioni?

«Intanto non c'è da festeggiare: la festa sarà solo con la salvezza. Di sicuro, mi sento ripagato. La vita ti pone ostacoli, ma devi saperli dribblare. Ho lavorato duro, ci ho creduto, non mi sono fermato. Anche quando non raccoglievo le soddisfazioni che credevo di meritare. Anche quando provavo a impormi e poi le cose giravano per il verso sbagliato. Anche quando tutti mi davano per finito. Insomma, ho mangiato tanta m... Si può dire?».

Si può dire. La svolta?

«Gennaio 2015. Lascio il Parma in A e vado in prestito al Crotone. Da una società che s'avvia al fallimento a una squadra di B che rischia di retrocedere. La scelta fu mia: eravamo ultimi e per tutti spacciati, invece ci siamo salvati e 12 mesi dopo ero già con un piede in A. La prospettiva è cambiata. E se il salto di qualità l'ho fatto a 33 anni, vuol dire che era giusto così. La vita dà quello che meriti».

A chi dedica il primo successo fra i grandi?

«A papà Livio, perché nei momenti difficili c'era. Ha sofferto con me, mi è stato vicino. Sempre».

Quest'anno, con 1 punto in 9 giornate, il destino pareva segnato. Invece avete pareggiato a Firenze e battuto domenica il Chievo, primo match senza gol al passivo. Quattro giorni per riaprire i giochi: siete pronti a ribaltare ancora il pronostico?

«Ci davano per retrocessi. Anzi, anche peggio, per tutti eravamo scarsi. Invece abbiamo ottenuto tre punti vitali e siamo pronti a combattere. Eravamo un po' novellini, dovevamo prendere tutti insieme, società e squadra, le misure alla categoria. Insomma, adattamento fisiologico: allenatore nuovo, giocatori nuovi e l'handicap dello stadio. Il ritorno allo “Scida”, il nostro fortino, ci ha fatto cambiare passo: prima di vincere, avevamo perso 2-1 con il Napoli. Giocare qui, sarà difficile per chiunque».

Che portiere è Cordaz?

«Un portiere che cerca di fare il meglio possibile ogni domenica. Non saprei dire se a Firenze o con il Chievo abbia disputato la mia migliore partita, guardo piuttosto alla prossima: l'Inter, a San Siro».

Il club in cui è cresciuto, il cerchio che si chiude: si sente realizzato?

«Abbastanza felice, ma lo sarò appieno con la salvezza. Siamo ultimi, ma in coda è tutto in alto mare: lotteremo fino alla fine».

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso