La maratona, il gran finale sul Montello

Domenica l’entusiasmante prova sulla distanza di 62,8 chilometri: percorso selettivo con sei gran premi della montagna

Tutto partì da una sgambata paragonabile a una non competitiva. Germogliò a Volpago, si radicò nel Bosco della Serenissima, decollò a Montebelluna, elevandosi da semplice granfondo a campionato del mondo. Prese il nome dalla reginetta norvegese Gunn-Rita Dahle, accompagnata ogni anno da un vivace seguito di vichinghi. Fu riproposta dopo una stagione sabbatica, diventando Terre Rosse, omaggio al suolo argilloso del Montello e collegamento immediato con la Strade Bianche, classica per stradisti sugli sterrati senesi. La kermesse griffata Pedali di Marca, estesa da quest’anno a cross country e specialità emergenti quali enduro ed eliminator, tornerà domenica prossima alle origini, infiammando le prese del rilievo carsico. Si confermerà il canovaccio 2013: niente Montebelluna, ma cuore pulsante allo stadio di Volpago, sede di partenza e arrivo. Percorso che attraversa il Bosco della Serenissima, aggredendo Castel Sotterra e Castellan, toccando parte del tracciato permanente battezzato lo scorso weekend. La specialità del marathon, che domenica assegnerà i titoli iridati in Sudafrica, è riservata agli ironmen del rampichino, a chi non teme le lunghe distanze e ama una specialità che più di altre si avvicina alla strada. E se negli anni ruggenti il nome di riferimento era l’oro olimpico di Atene 2004, la tenace Dahle, successivamente a suon di imprese rubò la scena Mirko Celestino, non a caso un ex stradista, che sul Montello conseguì i risultati più importanti della sua seconda vita da biker. La granfondo di Panighel è diventata un marchio di fabbrica, meta irrinunciabile per gli appassionati del genere. Non c’è più il ponte provvisorio sul Piave, che aveva caratterizzato l’indimenticabile mondiale 2011, ma concentrare il tracciato a Volpago e dintorni significa garantire un ulteriore passaggio e, conseguentemente, più pubblico. Alzando il tasso di spettacolarità e accrescendo l’appeal. Il percorso corto misura 31,4 km, prevedendo 1000 metri di dislivello. Occorre affrontare tre gran premi della montagna: Val La Padovana, Castellan (presa XIII) e Bosco della Serenissima. Fra i tratti più intriganti, spiccano Busa del Castel Sotterra e Santa Maria della Vittoria. L’itinerario più lungo, riservato ai big del marathon, contempla 62,8 km e 2000 mila metri di dislivello. Raddoppiati difficoltà e ostacoli della prova più breve. I gran premi della montagna diventano sei, con il Bosco della Serenissima designato passaggio nevralgico della contesa. La granfondo del Montello ruppe il ghiaccio nel 2001, Ezio Toffolo e Patrizia Guidolin i primi vincitori. Spesso l’eroe di giornata fu straniero: il francese Thomas Dietsch dettò le legge nel 2004, lo spagnolo José Hermida furoreggiò l’anno successivo, il russo Alexey Medvedev trionfò nel 2006, il belga Roel Paulissen domò l’edizione 2009. Gunn-Rita Dahle firmò una tripletta, dominando le granfondo del 2005, 2007 e 2009. Proprio da quell’anno, scattò la magnifica trilogia Tricolore-Europeo-Mondiale: Celestino infilò la maglia tricolore, salendo poi sul podio continentale ed iridato, anche se le due rassegne premiarono la Svizzera con Ralph Näf e Christoph Sauser. La prima volta di Terre Rosse coincise con l’ennesimo exploit di Mirko Celestino.

Mattia Toffoletto

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