«Ha reso grande il volley aveva una forza incredibile dava la carica sorridendo»

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Sono tantissimi i messaggi ricevuti, pubblicati o raccolti nelle ultime ore per ricordare Sara Anzanello. «Ha recitato un ruolo importantissimo nei dieci anni di successi della nostra nazionale, quello che ha fatto rimarrà per sempre». Così la ricorda l’ex ct azzurro, Marco Bonitta, con cui nel 2002 vinse un Mondiale. «Noi nell’ambiente sapevamo quello che Sara aveva passato ma conoscevamo anche la sua grande forza e per noi questo è stato comunque un evento improvviso. Lei badava più ai fatti che all’apparenza, parlava poco ma ogni tanto alimentava delle esplosioni di allegria, dentro al gruppo era molto ben voluta. Lei ha mantenuto il sorriso sulle labbra fino all’ultimo giorno e questo la identifica». «Ti ricorderemo sempre: ciao Zanzi», le scrivono l’ex compagna Serena Ortolani e il ct della Nazionale Davide Mazzanti.

«Mi sei sempre stata da esempio», le scrive Raffaella Calloni, compagna di reparto e di avventure, «prima nel volley e poi nella vita. E poter affrontare tutto questo al tuo fianco è stato un onore immenso per me, mi hai arricchito come non pensavo fosse possibile. Mi hai insegnato la pazienza, la fiducia, la resilienza e la bellezza. La bellezza di un’anima preziosa, la tua, che da senza chiedere niente, che insegna senza parlare, che è luce in mezzo al buio. Tu con il tuo sorriso, tu con la tua flemma, tu con la tua ironia. Oggi il dolore è straziante e onestamente non so come farò senza di te ma voglio ringraziarti per questo bellissimo ed indimenticabile viaggio insieme. Rifarei tutto daccapo. Non ti dirò mai addio perché quando qualcuno ti entra dentro ci rimane per sempre. E tu rimarrai per sempre dentro il mio cuore, nel profondo della mia anima».

«La vita a volte è ingiusta. Mancherai», ha scritto la palleggiatrice dell’Imoco Marta Bechis, che ha giocato con lei a Novara. Rachele Sangiuliano, campionessa del Mondo nel 2002 insieme a Sara Anzanello: «Per me Anza era invincibile, ho sempre pensato che avrebbe superato anche questa battaglia. Era sempre ottimista e quando ci vedevamo, anche se in ospedale, tornavo a casa con una carica pazzesca. È stata la mia prima compagna di stanza al mio primo ritiro in nazionale pre-juniores: travolgente. Insieme abbiamo fatto mille trasferte prendendo treni improbabili quando eravamo ragazzine. Abbiamo vinto il Mondiale e festeggiato insieme il suo primo sushi (rigorosamente salmone) dopo il trapianto. Il suo ritorno in campo è stato qualcosa di fenomenale. Un’amica vera. Lei aveva una forza incredibile».

Francesca Piccinini, compagna anche a Novara, le manda un bacio: «Ciao dolce Anza». E Andrea Lucchetta: «Sono partito da Tokyo abbracciando la Leo che Ti accompagna in questa foto che rende l'essenza spirituale del tuo essere Sara». Veronica Buffon, avversaria a Busto: «Non posso dimenticare quante murate mi hai dato... Ciao Sara». In Giappone nel 2011 c’era anche Carolina Costagrande: «Dolce Anza fai un buon viaggio, ti ricorderemo con quel sorriso splendido e la tua voglia di vivere». Il coach del Delta Nicola Negro: «Ci conosciamo da una vita, ma poi insieme abbiamo lavorato un anno solo, quello tremendo di Baku. Resterà una delle migliori interpreti del suo ruolo, ma sono le sue doti umane che hanno del sorprendente, con grande forza e coraggio da donare a tutti. L’aneddoto più divertente? Nel 2012 allenavo in Polonia, in febbraio siamo andati in trasferta in Azerbaijan per giocare con l’altra squadra di Baku, ma la sera ci siamo trovati a cena insieme. Veri “trevisani nel mondo”».

Coach Luciano Pedullà: «Era una veneta e grande lavoratrice dal carattere positivo che l’ha resa forte nella sua vita. All’inizio aveva problemi coordinativi, fattore che non le ha mai sbarrato la strada. Adesso perdo un’amica, una persona che mi ha dato tanto umanamente e professionalmente». La compagna in azzurro nel 2006 Elisa Cella: «Sei stata una leonessa.. ma sempre con quello splendido sorriso. Fai buon viaggio dolce Anzina». Ha vinto l’oro in Coppa del Mondo con Antonella Del Core: «Ho solo l’immagine del suo sorriso, e la sua esultanza dopo un muro. Ne abbiamo passate tante, siamo state sempre in camera insieme. Era molto autoironica, si capiva quando era arrabbiata ma riusciva sempre a dire qualcosa per cercare di cambiare umore. È una batosta. La porterò sempre nel cuore, la ricorderò come una lottatrice». —

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