Gaspari: ho regolato i conti ma è giunta l’ora di vincere

Il 20 ottobre Marco Gaspari, allenatore dell'Imoco Volley, tornerà ad orchestrare le “sue” pantere. E lo farà da quella panchina gialloblù che l'ha visto rientrare in Veneto per regolare i conti in sospeso: ripagare il dispiacere della chiusura e ridare a Conegliano una squadra nella quale credere.
Imoco: da squadra entrata, come ha detto in varie occasioni il presidente Garbellotto, dall'ingresso di servizio, a protagonista della serie A.
«Siamo entrati in punta di piedi con il proposito di creare un percorso di crescita sportiva e di mantenimento della società nel tempo. Non direi che abbiamo bruciato le tappe ma di certo i risultati ottenuti (quinto posto e finale scudetto, ndr) sono stati unici per il contesto che abbiamo vissuto. Ora vogliamo aggiungere un altro tassello cercando di raggiungere obiettivi sempre maggiori».
I risultati della scorsa stagione hanno creato un precedente. Quanto pesa?
«Non è una questione di peso ma di comprensione: vorremmo che chi ci segue capisca che la vittoria finale non è un qualcosa di automatico e scontato. Le aspettative sono aumentate, le sentiamo e ci rendono onore, devono essere stimolo per spingerci oltre ai nostri limiti. Ci troveremo ad affrontare almeno cinque squadre – e dico almeno guardando il caso Conegliano nella scorsa stagione, prima sottovalutata e poi arrivata ad essere vicecampione d'Italia - molto agguerrite e lotteremo affinché la sconfitta non ci sia o, come dico sempre scherzando, per vincere l'ultima partita disponibile».
Quali saranno le squadre pericolose?
«Piacenza, che si è rafforzata con innesti giovani, Busto, Bergamo, Modena sono, oltre a noi, le squadre più attrezzate sulla carta. Ornavasso e Casalmaggio le mine vaganti».
La società ha investito in un progetto costoso e di valore: come si sente ad esserne il timoniere?
«Sono felice e onorato che la società abbia riposto in me la fiducia. Certo non manca la responsabilità, ma abbiamo stimoli e passione, e obiettivi più grandi che ci danno forza. Avevo detto che sarei rimasto a Conegliano perché avevo lasciato un conto in sospeso ma penso che lo scorso anno siamo riusciti a ripagare il dispiacere della chiusura della vecchia società; chiaramente non c'entravo nulla ma per me era importante far capire ai tifosi quanto io e le persone intorno a me a livello sportivo ci tenessimo a questa piazza».
Data la sua esperienza in Europa che obiettivo si pone per la Champions?
«Il girone è molto impegnativo. Abbiamo un'ottima struttura per l'Italia ma lotteremo per continuare il sogno europeo e piazzarci tra le prime due, ambizione non semplice. Inizieremo il 23 ottobre contro il Galatasaray Istanbul, probabile favorita del girone, cercando di vivere ogni partita come una finale, strategia che è stata la nostra forza l'anno scorso e lo sarà anche quest’anno. Ora la nostra priorità è il campionato».
Da un punto di vista tecnico la squadra è ricca di eccellenze in ogni ruolo
«La nostra vittoria per la campagna acquisti è stata allestire un roster capace di sopperire alle eventuali problematiche tecnico-fisiche durante la stagione, senza stravolgere il gruppo già valido. Abbiamo due talenti al palleggio come Bechis e Lloyd, tre schiacciatrici che si metteranno in campo in base agli allenamenti mentre Melissa Donà ci permette dei cambi in ricezione di alto livello».
Ha mai pensato di allenare la pallavolo maschile?
«Voglio prima seguire un percorso di crescita completo nella pallavolo femminile, mi piace lavorare con le donne perché sono molto mature e predisposte all'apprendimento e al cambiamento. Non mi muoverò da qui almeno finché riuscirò nel mio sogno, che non è così scontato, di vincere in questo comparto».
A chi deve gli insegnamenti più importanti che ha collezionato finora?
«A livello tecnico e di comunicazione devo molto al mio amico e allenatore Dragan Nešic? Ho avuto la fortuna di lavorare anche con Giovanni Guidetti che mi ha stimolato sotto il punto di vista del gruppo e con Angelo Vercesi nei pochi mesi a Baku. Prima però devo tutto i miei genitori: mia mamma era in mia dolce attesa quando mio padre arbitrava le finali scudetto. Diciamo che nella pallavolo ci sono nato».
Chiara Bortolato
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