Ganna, nuovo fenomeno «Ho appena cominciato»

La giornata di Filippo il Grande da Verbania terminata con il trionfo di squadra Alla scoperta di Marouf Mohamad Mujel, l’unico ciclista palestinese super griffato
FRIGO AG.FOTOFILM TREVISO PARTENZA POPOLARISSIMA
FRIGO AG.FOTOFILM TREVISO PARTENZA POPOLARISSIMA

TREVISO. L’uno è solare, ha il piglio deciso che caratterizza i sereni, continua a declinare il verbo imparare. L’altro è scuro in volto (e non solo perché è mediorientale), è sospettoso e con una punta di tracotanza che mal nasconde una posizione di difesa. Ma essere originari di Verbania o della Palestina non è la stessa cosa. Lo sanno bene Filippo Ganna e Marouf Mohamad Mujel. Eravamo andati alla Popolarissima per capire un po’ chi era l’astro nascente del ciclismo italiano, poi un “uccellin cortese” di nazionalità danese ci ha soffiato il nome del suo amico Mohamad, che, esordendo a Treviso, lo aveva chiamato chiedendogli se il percorso aveva salite vere. E l’uccellin danese, collega di sport, vantando una morosa trevigiana lo aveva rassicurato.

Ma torniamo al punto di partenza, ovvero a quello che, fosse un sottotitolo, sarebbe “un Ganna un secolo dopo”. Luigi Ganna è infatti il nome del vincitore del primo (1909) Giro d’Italia («Parenti? Forse un bisnonno, ma non sono sicuro»). E come punto di partenza - ci piace mischiare le carte - usiamo l’arrivo della centunesima Popolarissima per ciclisti dilettanti. Chi è la prima persona che Riccardo Minali corre ad abbracciare alla fine della gara vinta? Naturalmente lui, Ganna, il colosso di Rodi, il fresco campione del mondo dell’inseguimento individuale a Londra. I due se la godono a posare e Minalino ha tutte le ragioni per essere fiero dello statuario iridato: ha suonato la carica quando è stata l’ora di agguantare la fuga che a 3 giri dal termine aveva 4’ di vantaggio su tutti. E si è messo in testa nel finale per fare la locomotiva che ha consegnato il velocista - tra l’altro illeso - sulla fettuccia finale. E, a quel punto, abbraccioni e fila per farsi i selfie con “quei due”. Ed era iniziata proprio con una serie di selfie la giornata di Filippo il Grande da Verbania. Signore emozionate “L’è un bel fieu”, direbbero dalle sue parti) e ragazzini felici, tutti a dare la caccia all’uomo del giorni, il fresco campione iridato. Poi i microfoni delle tivù, la curiosità degli appassionati. Alla curiosità di tutti, Ganna rispondeva puntualmente: «Ho cominciato, non sono arrivato. Credo di avere appena iniziato e devo ascoltare i consigli di chi ne sa più di me. Certo che amo vincere, ma sono un testardo e per arrivare metterò in atto tutti i consigli dei miei tecnici. Primo fra tutti quello del ct Villa: lavorare, lavorare e lavorare sodo».

Anche i tecnici avversari presenti a Treviso, tutti, gli predicono un grande futuro e ne decantano le doti fisiche.

Non è un cuneo ma un incudine, invece, Mohamed. Il palestinese, unico nel ciclismo, corre da tre anni. Merito di chi gli ha messo in mano la bici e merito di un manager che sembra crederci davvero molto. La cittadinanza è danese, ma l’origine è quella striscia in cui sono confinati quelli dell’intifada. Vive in centro a Milano, veste molto alla moda, sembra un modello ma ha gli occhi inquieti e brucianti di chi ha imparato a tacere molte cose. Il suo mistero è chiuso in lui, mentre i compagni e quelli di altre squadre si chiedono come e perché sia stato ingaggiato dalla Fly con l’abbondanza di offerta che c’è. E si chiedono anche perché solo lui, nella sua squadra, sia coccolato dalla Saxo Bank e dalle linee aeree Sas . Insomma, a parte il fatto che la Fly ha in squadra anche diabetici e un paralimpico, chi lo raccomanda? E lui i risponde stizzito: «So che c’è gente che si fa tante domande su di me e non capisce cosa ci faccia io nel ciclismo. È stato un amore a prima vista e mi sono fissato come obiettivo una rapida crescita. Non intendo stare nel ciclismo per onor di firma. Vedrete che cambieranno idea». Auguri. (a.f.)

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