Ferrarini-Bonucci: è finita l’era del motivatore

CORNUDA. Sarà stata la crisi del settimo anno, fatto sta che Alberto Ferrarini non è più il mental coach di Leonardo Bonucci. Una coppia che da quando si era costituita, erano gli anni in cui il centrale della Juventus giocava a Treviso (40 presenze e quattro reti dal 2007 al 2009 con Pillon e Gotti), aveva conosciuto solo successi. Adesso però i due si sono detti addio, anzi è Ferrarini, 44 anni, trevigiano di Cornuda, che ha mollato Leo. E ci tiene a sottolinearlo, lo ha scritto su Facebook: «Dopo sette anni di lavoro e successi ho deciso di terminare il mio lavoro con Leonardo Bonucci. La nostra avventura è iniziata a Treviso, quando Leonardo stava vivendo un momento di forte crisi, e finisce adesso che lui è un top player vincente. Ringrazio Leo per aver creduto in me e nel mio lavoro. Trovo che questo sia stato il segreto del nostro successo, il suo soprattutto». Qualcuno però ha affermato che è stato Bonucci a rompere il matrimonio per dissapori con il club bianconero, cosa che a Ferrarini non è garbata affatto: «Alla Juve non sono gradito? Mi sembra strano, visti gli ottimi rapporti con Fabio Paratici in primis e in alcuni dello staff della Juventus. Oltre a questo dico che nella vita contano i fatti e i fatti sono che Leonardo negli ultimi sette anni ha subito zero infortuni e la sua ascesa è stata in continua crescita fino a farlo divenire un top player. Pertanto immagino che la Juve sia solamente felice e grata per il lavoro che io svolto con il suo assistito». Che Bonucci sia diventato quello che è grazie al suo motivatore (si parla di caramelle all’aglio e di altre stravaganze) lo conferma lui stesso in queste parole di tre anni fa: «La prima volta ho avuto paura. In meno di 30 minuti mi aveva detto delle cose talmente personali da impressionarmi. Chi era questo sconosciuto che scavava dentro di me dando l’impressione di conoscermi da sempre? Leo, lascialo stare, ripetevo nei 10 giorni successivi. E invece... Da quattro anni lavoriamo insieme: a Treviso stavo perdendo autostima, fiducia e la mia carriera era in pericolo. Con Alberto ho ritrovato serenità. Oggi sono alla Juve e in Nazionale, come mi aveva scritto in un bigliettino dopo il terzo incontro». Già, perché Ferrarini gli aveva predetto che con lui da riserva in C sarebbe andato in nazionale: qualche calciatore ha bisogno di un mental coach?
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