Fare centro a 914 metri: Canal è il re

Mira impeccabile per il tiratore di Monfumo incoronato campione d’Italia ad Arezzo, nella vita è imprenditore agricolo
Di Angelo Ceron

MONFUMO. Domenica 24 luglio, per il suo 40° compleanno, Devid Canal si è fatto un regalo speciale: a Terranova Bracciolini (Arezzo) ha conquistato il titolo italiano nella F Class, la categoria regina del tiro a lunga distanza, dai 300 ai 914 metri, ossia 1000 yard.

Un’attività sportiva poco nota in Italia, però con tanto di campionato italiano, europeo e mondiale, tre manifestazioni alle quali Devid Canal, di professione imprenditore agricolo, dopo aver fatto per una quindicina d’anni il camionista, ha già partecipato con ottimi risultati.

«La F Class – spiega Canal - esiste in Italia solo da quattro anni. Prima si gareggiava su distanze inferiori: da 200 metri alle 500 yard».

Quello di domenica scorsa per lei non è il suo primo risultato importante. Ci vuole sintetizzare la sua carriera?

«Nel 2006 sono stato campione italiano dai 200 metri. Poi tre volte secondo sulle 500 yard. Nel 2013 ai mondiali di Raton, Nuovo Messico, sono arrivato diciannovesimo su 220 concorrenti, ma ho mancato l’argento per un punto soltanto. Nel 2014, agli europei di Bisley, Gran Bretagna, ho vinto l’oro individuale con il massimo punteggio, 75 su 75, ed anche l’argento a squadre. Il titolo italiano di domenica scorsa è solo l’ultima medaglia in ordine di tempo».

Come si arriva alla finale del campionato italiano?

«Ci sono cinque gironi su base geografica, con altrettanti campi di tiro. Io gareggio a Fornovo Taro, Parma, sulle 1000 yard. Poi i migliori sono ammessi alla finale in gara unica per il titolo italiano. Per altro, domenica ho ricevuto anche altri riconoscimenti: il premio per la miglior “rosata”, ossia per la migliore serie di tiri, l’argento nella classifica a squadre e un altro argento per la seconda miglior prestazione nelle qualificazioni nel circuito di Fornovo Taro. Una domenica speciale».

Quali sono le difficoltà di questo sport?

«Ovviamente bisogna avere un fucile molto tecnico. Il modello che utilizzo io si chiama “Tony” perché creato da Tony Quaglino di Breno, Brescia. Poi bisogna controllare un’infinità di cose: il vento, il sole, le nuvole, la luce, la temperatura, l’umidità; tutti particolari da leggere bene se si vuole colpire il bersaglio».

A proposito di bersaglio, quanto è grande?

«È largo 10 centimetri; è una specie di rosone, più colpisci al centro, più punti puoi ottenere».

Come si allena in vista delle gare?

«Nessun allenamento specifico, perché non esistono dalle nostre parti campi di tiro di queste dimensioni. Faccio dei test per controllare il perfetto funzionamento del fucile, poi vado in gara. Però ci sono tante persone che mi aiutano e alle quali devo molta riconoscenza: gli armaioli anzitutto, Tony Quaglino e tanti altri che mi seguono sempre. Anche noi tiratori, per quanto figli di uno sport minore, abbiamo i nostri sostenitori».

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso