Fabbian-zio e quel 7-1 contro il Borussia

Calcio. Nardino, che allora era difensore dell’Inter e marcò Netzer, è parente di Marco, attuale tecnico del Giorgione
Doro Castelfranco presentaione squadra Giorgione: mister Marco Fabbian
Doro Castelfranco presentaione squadra Giorgione: mister Marco Fabbian

Fabbian, cosa le dirà suo zio Nardino prima del derby Montebelluna-Giorgione? «Niente». Cosa le ha detto quando ha preso le redini della squadra? «Non ci crederete, ma non ne abbiamo ancora parlato». È fatto così, che ci vuoi fare: Bernardino piuttosto di dire una parola in più, ne dice due in meno. Ha preferito tacere quando è stato messo alla gogna mediatica dopo Borussia Monchengladbach–Inter del 20 ottobre 1971, valevole per gli ottavi di finale di Coppa dei Campioni, la famosa “partita della lattina”. È stato zitto quanto non si sentiva bene e il tecnico Invernizzi l’ha messo in marcatura su Gunter Netzer. Perché dovrebbe parlare adesso? «Mio zio è molto legato al Giorgione» racconta mister Marco Fabbian «ma non lo esterna. So che segue le vicende mie e della squadra. Da bambino ho vissuto masticando cuoio. I regali che mi faceva? Scarpe, palloni...».

Torniamo alla partita della lattina. In internet trovate informazioni, Wikipedia e Youtube forniscono versioni e immagini più o meno ufficiali, ma la versione di Bernardino Fabbian da Castelfranco pochi la sanno e la conferma Boninsegna in un’intervista. Sappiano tutti, Boninsegna va a raccogliere un pallone a bordo campo e viene colpito da una lattina di Coca Cola alla testa. Arriva da sopra la tribuna stampa (giornalisti italiani testimonieranno di essere stati sporcati dalla bibita che usciva dalla lattina) e chi ha vissuto i Settanta ricorderà lo spessore delle lattine di allora. Boninsegna perde i sensi e i tedeschi gridano alla sceneggiata (niente di strano se piovono lattine dagli spalti, natürlich...). A quel punto l’arbitro avverte (lo dicono Fabbian e Bonimba) che la partita si giocherà “pro forma” per motivi di ordine pubblico e sarà annullata. Nardino Fabbian ha ribadito recentemente che l’arbitro era stato chiaro pure durante l’intervallo. «Io fin da piccolo ho sentito questa versione in casa e da mio zio. Forse a fine partita nessuno rilevò questo aspetto, anche perchè all’Inter erano convinti venisse data la vittoria a tavolino». Invece, dopo una battaglia legale, grazie anche al lavoro di Peppino Prisco, la partita venne rigiocata a Berlino e l’Inter passò il turno. Rimase però l’onta di Monchengladbach, dove l’Inter perse 7 a 1. Da Youtube si può vedere il ritmo forsennato imposto dal Borussia, i cui giocatori esultano forse in modo sproporzionato. Si vede un’Inter più compassata, ma al contempo non si intravvedono erroracci di Fabbian. «Non lo sa nessuno, ma mio zio quel giorno non stava bene, poi lui giovane era stato messo a marcare Netzer. Senz’altro mio zio non sarà stato nella serata migliore, ma non lo fu l’intera squadra, che fino al 2 a 1 e alla lattina se la cavò. Crollò solo dopo il fattaccio, consapevole che si proseguiva per motivi di ordine pubblico». E perché Invernizzi non sostituì Fabbian se era stato veramente così negativo (l’unica cosa che fece fu spostarlo in marcatura su Wimmer)? Perché le stelle la passarono liscia, pur vedendo alcuni ritardi evidenti dalle immagini? Chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto, scurdammuce ‘o passato. Ma salviamo il soldato Nardino.

Stefano Negro

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DI GIORGIONE-ESTE

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