È Zlatan Bressan il re della rovesciata

VENEZIA. Spalle alla porta, altrimenti non è rovesciata. E poi c’è il bivio: genio o istinto. Nel caso di Ibra, tutti e due. Anche se prevale il genio. Perché per quella magia, quella dell’altro ieri, il quarto gol della Svezia sulla groppa dell’Inghilterra, già difficilissima da eseguire, ci vuole un calciatore speciale solo per pensarla. Zlatan Ibrahimovic è entrato nella leggenda, ha trovato la porta spalancata, è vero, ma dopo averla scardinata a colpi di gol. Ci resta il rammarico di non essere stati allo stadio, l’altra sera, di non poter dire “io c’ero”, perchè quest’uomo che cambia squadra ogni anno e giura di aver sempre sognato di vestire quella maglia in realtà per una sera ha fatto sognare il mondo. Tutti in piedi, inglesi per primi, ad applaudire e a pensare quanto avremmo pagato noi - che il calcio lo leggiamo o lo scriviamo - per fare un gol così. Il più bello di tutti, in una galleria più ricca del Topkapi. Rovesciata uguale spettacolo, non se lo immaginava Carletto Parola, che nel 1950 con la maglia della Juve fece gol alla Fiorentina. Quella rovesciata, la fortuna sua e del fotografo, ci ha accompagnato per tutta l’adolescenza, a rivederla ad ogni apertura di una bustina Panini. Il gioiello in rovesciata è nel curriculum di tutti i grandi bomber, ma solo quelle che ti ricordi nell’immediato, adesso, sono quelle storiche. Chi ha i capelli ora bianchi magari c’era quel pomeriggio a Vicenza, quando in piena epopea-Riva il bomber del Cagliari inventò una rovesciata imparabile che divenne manifesto della sua strapotenza fisica. E ne aveva già fatta una in nazionale, Gigi Riva, in una sfida contro la Svizzera, che regalò lacrime ed emozione ai connazionali che in quegli anni cercavano lavoro oltre il confine. Savoldi, Giordano, il mitico Pulici granata, ma è sempre la televisione a conferire la gloria. E mentre all’estero inventano la magia i vari Hugo Sanchez, Sinclair, un Van Basten in versione Ajax (ma c’è una rovesciata-gol anche nella quaterna rossonera al Goteborg), Rivaldo ed altri ancora, gli stadi italiani scoprono all’improvviso la nuova generazione di fenomeni: Djorkaeff segna in rovesciata alla Roma (maggio ’97) e gli interisti rivivono quel gol di Boninsegna per la partita-scudetto del ’71 contro il Foggia, portiere Trentini. Quel gol di Djorkaeff, altro genio incostante di sangue franco-armeno, l’anno successivo fu logo-immagine dell’abbonamento di una Inter ancora lontana dalle glorie del triplete. Anche Moriero ci riesce con il Neuchatel e i compagni gli lucidano lo scarpino, Montella ci prova e ci riesce, ma il gol più vicino alla fresca lucida follia di Ibra arriva da un montebellunese che ha fatto la sua dignitosa carriera: Mauro Bressan gioca nella Fiorentina, l’atmosfera del mercoledì di Coppa è quella giusta e mentre la difesa blaugrana respinge un cross intimorita da Batistuta ecco Bressan che tre metri fuori area si avvita e rovescia, mandando la palla all’incrocio dei pali mentre la Fiesole sembra incendiarsi. Un gol che gli valse un premio perfino dal Giappone. Sogni che si realizzano. L’Inghilterra paga il conto in Svezia, ma pensate all’esplosione di Wayne Rooney che inventa la rovesciata dell’anno due stagioni fa e con la maglia del Manchester United sceglie proprio il derby con il City. Così come aveva fatto Peter Crouch, l’anno prima, in Liverpool-Bolton. Un’occhiata a YouTube ieri l’abbiamo data tutti: avete visto il portierino della serie B danese che va in attacco al 92’ e fa in rovesciata il gol del pareggio. Corre a bordocampo è chiede “l’hai registrata?” ad un tizio con la cinepresa. Diamogli anche noi una riga di gloria.
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