Donne: il Basket Treviso non esiste più, giocò due anni in serie A

Il Basket Treviso non c’è più. Risulta non iscritto ad alcun campionato, dunque sparito. Nella indifferenza più totale. E non è una scomparsa da poco: si tratta del club di pallacanestro femminile che un tempo si chiamava Plastilegno, due anni di serie A dal 1977 al 1979 a battagliare tra Coni e Natatorio con le dirimpettaie della Pagnossin. Rinato, dopo varie vicissitudini, grazie all’eterna Nidia Pausich ed al povero Toni Cesero, che lo cedette nel 2006 all’imprenditore Sergio Pasqualini delle grafiche Gifiex. Alterne vicende, fra A2 ed A3, stagioni difficili, dignitose: quest’anno l’abbandono dello sponsor Magigas, passato a NPT, è stato il colpo di grazia ad una situazione però già logora da tempo. E Pasqualini si sfoga. «Sono stato lasciato solo, abbandonato da tutti: bastava ci fosse uno che mi avesse dato una mano, invece non s’è fatto avanti nessuno. Ho liberato tutte le tesserate e lo staff, in teoria fra un anno potrei riprendere ma solo se mi affianca qualcuno. Altrimenti mi piacerebbe restituire la società a Guido Cesero, figlio di Antonio. Tengo a precisare che debiti non ce ne sono nella maniera più assoluta, ho sempre pagato tutti fino all’ultimo cent».
La sparizione di un club è una sconfitta per tutti.
«Mia moglie mi ha detto: Ma sei matto, il Basket Treviso è la tua passione. Ed è vero: andare agli allenamenti e alle partite era la mia valvola di sfogo. Però ho trovato troppi ostacoli, anche dalla Federazione, che ha svincolato senza alcuna giustificazione le atlete dell’88-89, io avevo due big come Sottana e Zampieri e mi sono ritrovato senza nulla in mano, anzi ci ho rimesso 20 mila euro».
Non poteva farcela lo stesso anche senza Magigas?
«Qualche sponsor l’avevo trovato, diciamo sui 30 mila euro, con 50 mila ci si poteva iscrivere e magari il resto sarebbe anche arrivato ma non volevo rischiare di trovarmi col sedere per terra a metà stagione. Mi sono sentito attaccato, mi aspettavo più solidarietà, più riconoscenza ma la gente si fa solo i suoi interessi, di passione non ce n’è più. Bastava che Gianni (Mattiuzzo, della Magigas, ndr) fosse rimasto e si andava avanti nonostante qualche incomprensione: purtroppo non essere approdati ai playoff è stato determinante. Sarei stato disposto anche ad anticipare i quattrini per poi averli più avanti, ma niente. Dicevano che mantenevo in vita la squadra per far giocare mia figlia Martina, dato che ha smesso da due anni si sarà capito che non era vero. Ad ogni modo lancio un appello e chiedo pubblicamente se qualche imprenditore è ancora disposto ad aiutarmi. Semmai ci rivediamo fra un anno». (s.f.)
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