Dominga Lot, la prima donna trevigiana che arbitra gli uomini

Prima una carriera da giocatrice, nel ruolo di centrale, con il Colle Umberto e con il Mareno, e poi la vocazione per l'arbitraggio. Ma Dominga Lot, trentasettenne trevigiana di Santa Lucia di Piave, è sempre stata, prima di tutto, una pallavolista. In seguito a un brutto infortunio e alla chiamata della Federazione Italiana ha deciso di mettere da parte il gioco e di dedicarsi completamente all'arbitraggio. Poche settimane fa, il 2 novembre, dopo cinque anni nella massima serie, Dominga ha arbitrato da secondo giudice di gara la sua prima partita di A1 maschile, considerata l’“Olimpo” dell’arbitraggio, nel match Padova-Perugia. Un obiettivo che Lot non avrebbe mai pensato di raggiungere e che invece ha centrato come primo arbitro donna di Treviso e del Veneto.
Com’è iniziata la passione per quest'attività?
«Diciotto anni fa, mi ha coinvolto un’amica. Per due anni ho giocato e arbitrato, ma quando mi hanno proposto il livello nazionale ho dovuto scegliere. Ho sempre avuto la passione per la pallavolo e arbitrare mi permette di coltivarla ancora».
L’arbitraggio è un settore prevalentemente maschile: come si trova?
«Il settore ha ancora un'impronta maschile, siamo solo in dieci donne arbitri a Treviso, in un comitato provinciale che è considerato tra i migliori d’Italia. Con i colleghi trevigiani e nazionali mi trovo bene, l'importante è la professionalità».
La figura dell'arbitro, nella pallavolo, è una delle più contestate: cosa la spinge a continuare?
«Prima di tutto la passione che hai, che devi avere, perché non fai l'arbitro per il ritorno economico. E poi quando sali sul seggiolone cominci ogni volta una sfida con te stessa, a commettere meno errori possibili, cercando di arbitrare una gara perfetta».
La vedremo condurre da primo arbitro un match di A1 maschile in questa stagione?
«Ci sono tutti i presupposti, spero che le occasioni non manchino».
Quali sono i valori che un arbitro deve rispettare?
«L'umiltà e il rispetto. Verso i giocatori e le società, che investono nello sport anche in tempo di crisi. L'arbitro non deve essere protagonista della partita, deve passare inosservato commettendo meno errori possibili».
Nel suo futuro ci sono le competizioni internazionali?
«Non avrei mai immaginato di arrivare in A e non avrei scommesso di arbitrare l'A1 maschile. Se dovesse arrivare la chiamata della commissione internazionale, accetterei volentieri».
Chiara Bortolato
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