Dall’archibugio alla Glock i 150 anni del Tiro a segno

TREVISO
I torresini per la conservazione della polvere da sparo, il tezzone per produrre salnitro, la fabbrica per armare archibugi e cannoni, gli alloggi per i bombardieri. Pure un campo per esercitarsi, un pionieristico campo per il tiro al bersaglio. Le radici affondano al XV secolo, verosimilmente fra Porta Altinia e il Bastione San Marco. La storia del tiro a segno a Treviso - sabato e domenica, al poligono della Fonderia, le celebrazioni per i 150 anni - s'intreccia con la storia del capoluogo, di una città fortificata ed eletta dalla Serenissima a baluardo di difesa dagli eserciti stranieri.
Un passato che rivivrà fra un paio di giorni, con la consegna delle tessere d'onore a 75 autorità, inclusi i 30 sindaci, la cui polizia locale s'addestra a Santa Maria del Rovere. Nonché con una doppia gara, l'indomani: le eccellenze delle 23 sezioni del Veneto, ma anche la goliardia dei rispettivi presidenti che si sfideranno con carabine di fine '800. Un presente che riporterà al 3 giugno 1868, prima data da cerchiare. Sulla spinta dell'entusiasmo patriottico, di un Paese che aveva ritrovato l'unità da soli sette anni, il Consiglio Comunale nominò la commissione - Antonio Moretti Adimari, comandante della Guardia Nazionale e futuro primo presidente della società di tiro, Pietro Locatelli e Guglielmo Ferro - cui si fa riferimento ad ogni ricorrenza: aveva l'obiettivo di realizzare gli auspici del Decreto Regio del 1º aprile 1861, un tiro a segno per ogni Comune.
Si doveva individuare l'area, la decisione virò sulle mura e sui 6mila mq fra Porta Altinia e Bastione San Marco, davanti a piazza Giustiniani. Laddove tutto era cominciato. Il poligono fu inaugurato nel 1874, quattro anni dopo il riconoscimento della Società del Tiro a Segno Provinciale. La disciplina, che richiama la leggenda di Robin Hood ed è olimpica fin da Atene 1896, diventa un viaggio a ritroso, specchio fedele dei mutamenti socio-economici di una città.
La chiusura del club d'origine, a inizio Novecento, avrebbe dirottato i tiratori al ciclodromo di Borgo Cavour, ma è il 1915 l'altra data da evidenziare: il battesimo del nuovo poligono della Fonderia, che 13 anni dopo avrebbe assunto le fattezze attuali. Quello che tuttora incroci a Santa Maria del Rovere, a pochi passi dai locali della movida. Un'area di competenza che misura 3,9 ettari ed è di proprietà comunale (come la dépendance che s'è appena rifatta il look). Lo stabile è invece del Demanio, con i suoi innumerevoli racconti, spaccati di vita e momenti di gloria. Uno scrigno di tesori che trova la sua guida nel figlio d'arte Marco Bruniera.
Il Tiro a Segno Treviso conta oggi 2.100 soci, con 177 agonisti e quasi 1.900 fra soci volontari, obbligati e armati. S'allenano atleti di respiro nazionale come Francesco Bruno, tre Olimpiadi alle spalle (l'esordio ad Atene 2004), ma anche metronotte, guardie giurate, poliziotti. Arrivano pure dal Padovano e Veneziano, fra i non agonisti trovi... idraulici e architetti.
L'album delle fotografie incorona Luigi Adami, classe '900, olimpico a Londra '48. Fra gli ex nazionali, Lorenzo Fantoni, oggi proprietario del cinema Edera. Il socio più anziano? Cesare Bortolini, prossimo ai 90 anni. —
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