Da Vittorio Veneto come Bikila: per 285 km l'ultramaratona da scalzi

VITTORIO VENETO. Nel 1960 Abebe Bikila vinceva la maratona olimpica di Roma dopo aver percorso 42,195 metri scalzo. Le scarpe dategli pochi giorni prima della gara erano scomode, spiegò.
Per Ercole La Manna, eccezion fatta per i risultati sportivi, la storia non è poi tanto diversa. Una vita da maratoneta non professionista e poi ecco scattare la scintilla per la corsa a piedi scalzi, la barefoot running. Pochi mesi di adattamento e poi la prima maratona senza scarpe. «Ma non fate come me, il passaggio deve essere graduale», spiega oggi. Vittoriese, 48 anni, impiegato in un’azienda metalmeccanica, iscritto alla Scuola di Maratona, a fine aprile si cimenterà in una vera e propria impresa. Con altri quattro colleghi scalzi percorrerà la Milano Sanremo, ultramaratona di 285 chilometri, da percorrere, a staffetta, in non più di due giorni. Sarà la prima squadra composta interamente da barefoot runner a percorrere l’ultramaratona.

«Il barefoot è una filosofia di corsa, è un approccio più naturale. Questa cultura deriva dall’Australia e dalla Nuova Zelanda. Il fatto di sentire tutte le differenze del fondo su cui si corre regala sensazioni uniche, i piedi sono attraversati da molti ricettori», spiega La Manna. Pensare alla corsa a piedi scalzi, soprattutto se per tanti chilometri, fa però venire alla mente dolore, piaghe sulla pianta dei piedi, vesciche, tagli. «In realtà è molto meno traumatica della corsa con le scarpe», sostiene La Manna. «Ci stiamo abituando ad avere scarpe super ammortizzate e protettive e così ci facciamo male. Abituandosi invece a correre scalzi si ha l’effetto contrario. I piedi per esempio sono dei potenti termoregolatori del corpo, da quando corro scalzo ho anche buttato via i guanti». Il passaggio dalla corsa tradizionale a quella a piedi scalzi è stato quasi naturale per La Manna. «Ho addirittura esagerato. La teoria vorrebbe che si passasse a scarpe sempre meno ammortizzate, fino toglierle; e che la prima volta non si corra più di un chilometro. Io la prima volta ne ho percorsi 4, e alla fine avevo i piedi che sanguinavano».

Ma non ci è voluto molto. La Manna ha tolto le scarpe ad aprile e ad agosto è stato in grado di percorrere due mezze maratone da scalzo. «È necessario adattare lo stile di corsa: si usa di più l’avampiede, i passi sono più stretti e più leggeri». All’inizio i tempi aumentano: La Manna che è un “novellino” del settore corre la maratona scalzo in 4h34’, mentre con le scarpe ha un personale di 3h49’; ma c’è chi si migliora. Paola Coccato, che usa però dei “sandali minimalisti”, e che farà parte della staffetta alla Milano-Sanremo è passata da 3h33’ con scarpe a 3h21’ senza.

La Manna con le scarpe ha già concluso diverse ultramaratone come la 100 km di Asolo. Alla Milano-Sanremo sarà accompagnato da Paola Coccato, Folco Terzani (il figlio del giornalista Tiziano Terzani), Sara Enge e Paola Corini. Tutti barefoot runner, tutti over40 e tutti vegani. Un record. D’altra parte in Italia i barefoot runner si stima non siano più di 200. La squadra per l’occasione di chiamerà Feel Free, e si distinguerà dalle altre anche perchè unirà alla competizione la solidarietà. In queste settimane i cinque hanno avviato una raccolta fondi per aiutare l'oasi “I Musicanti di Brema” di Serena Vecchio a Roccatederighi (Grosseto) e il rifugio “Capra Libera Tutti” di Massimo Manni a Nerola (Roma). Si tratta di strutture che si dedicano ad accogliere animali destinati alla morte, «da canili lager o da macelli per esempio. Tutte le raccolte solidali hanno pari dignità, noi abbiamo scelto gli ultimi degli ultimi; quelli che quasi nessuno aiuta». La raccolta fondi è articolata in più fasi: la prima già attiva è la vendita dei prodotti Feel Free disegnati da Silvia Colafrancesco sulla piattaforma etica e solidale Worth Wearing, a breve sarà inoltre avviata una raccolta di donazioni libere sul web.
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