Cover, lo scout di Cristante «Sarà il nuovo Marchisio»
Il talento che sta trascinando l’Atalanta è cresciuto calcisticamente a Treviso, alla Liventina. «Lo strappammo proprio ai bergamaschi: severo con i compagni, è affamato»

MOTTA DI LIVENZA. Prima le ha cantate all’Everton in Europa League, poi ha consentito all’Atalanta di riassaporare la vittoria in campionato dopo un mese. Otto reti stagionali, cinque in A, l’ultima decisiva al Benevento. Bryan Cristante, 22 anni, è entrato in una nuova dimensione. Punto fermo della mediana bergamasca, forse lo diventerà nell’Italia del dopo-Ventura. Un talento che fu scoperto a Casarsa da Bruno Cover, tuttora responsabile del vivaio della Liventina. Il Milan pagò 20mila euro per assicurarselo (segnalazione di Mauro Bianchessi, che scovò pure Caldara e Petagna). Bazzecole per un diamante che vale oggi 20-25 milioni. E che l’Atalanta, scherzi del destino, rischiò di prendere già a 10 anni.
Cover, il primo momento cruciale nella carriera di Cristante coincide con i Pulcini della Sas Casarsa: come mai preferì la Liventina?
«L’Atalanta lo seguiva già da un anno tramite un osservatore di zona, l’aveva adocchiato a un torneo. Il Casarsa aveva però un rapporto di collaborazione con noi, l’aveva siglato proprio quella stagione. E la Liventina faceva parte della galassia Milan. I genitori furono contenti del progetto, anche se fare su e giù da Casarsa comportava un po’ di sacrificio. A distanza di 12 anni, il cerchio s'è chiuso».
Il primo contatto?
«Mi colpì subito. Già centrocampista nei movimenti, benché da pulcino i ruoli non siano mai ben definiti. In quegli allenamenti a Casarsa, aveva evidenziato qualità tattiche, attenzione allo sviluppo del gioco. Era sempre pronto a intercettare il pallone e ripartire. Dimostrava buona gamba, resistenza alla fatica. Si notava per la determinazione».
Le stagioni a Motta?
«Due con gli Esordienti e il primo anno di Giovanissimi Sperimentali. Ebbe subito la possibilità di giocare con l'annata precedente. Incitava la squadra. Spesso con i compagni era severo, s’arrabbiava».
L’approdo al Milan?
«Nell’ultimo anno di Giovanissimi, fu chiamato a Milano per vari allenamenti. In uno dei primi, mi stupì vederlo accanto all’allenatore. L’ultimo arrivato spesso ha soggezione, si mette in disparte. Lui invece voleva ascoltare. Ha sempre manifestato voglia di arrivare, una grinta incredibile. A scuola è sempre andato benissimo, ma fin da bimbo il resto della giornata era solo per il calcio. Papà Walter gestiva gli impianti a Casarsa e sono convinto che nel tempo libero continuasse ad allenarsi lì. Un ragazzo di poche parole, ma che in campo s’è sempre fatto sentire».
Con le prime squadre aveva un po’ faticato, ora a Bergamo è finalmente esploso.
«Merito di Gasperini. Il trasferimento di Gagliardini all’Inter gli ha aperto la strada. Lo ricordo a 18 anni accompagnato dall’ex Ad Adriano Galliani alla Domenica Sportiva: l’avevano appena eletto migliore giocatore al Viareggio. La stagione prima Allegri l’aveva fatto debuttare in Champions. Troppe emozioni da gestire».
Il ruolo?
«Più incontrista che trequartista. Ha tiro da fuori e una sensibilità di piede non comune fra i giocatori fisici. Può diventare un nuovo Marchisio».
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