Ciclismo, Sacha Modolo si ritira: futuro da procuratore

«Mi piacerebbe propormi come talent scout. Noto che i corridori trevigiani faticano a emergere, ce ne sono pochi rispetto ai miei tempi.
Mattia Toffoletto

Si chiude, dopo 13 stagioni, l’avventura da professionista di Sacha Modolo. Il 35enne velocista di San Vendemiano, non confermato dalla Bardiani, non ha più trovato squadra e annunciato ufficialmente la conclusione della carriera agonistica: il post-bici potrebbe vederlo impegnato come procuratore.

Capace di 48 successi fra i grandi, Modolo ebbe il suo momento d’oro nel 2015, quando si aggiudicò due volate al Giro d’Italia, firmando le tappe di Jesolo e Lugano. Da ricordare il sesto posto al Fiandre 2017. Nel curriculum, può vantare le maglie azzurre indossate al Mondiale di Copenaghen 2011 e alle Olimpiadi di Londra 2012. Da dilettante, cpn la Zalf, raccolse un bronzo agli Europei U23. Passato pro’ nel 2010, ha corso con il gruppo dei Reverberi (prima denominato Colnago, oggi Bardiani) a inizio e fine carriera, raggiungendo il World Tour, la Serie A del pedale, con Lampre, Uae-Emirates ed Education First.

L’ultima avventura all’estero con l’Alpecin di Van der Poel, team belga con cui ha centrato l’ultimo sigillo: settembre ’21, Lussemburgo. 

Fino a settembre, Modolo pareva destinato a rimanere in Bardiani, dov’era tornato l’anno scorso dopo i successi d’inizio carriera: «Sì, pensavo di continuare lì. Mi hanno fatto correre in Croazia a ottobre e sono andato pure benino. Certo, so bene di non aver fatto la migliore delle mie stagioni, ma pensavo di correre un altro anno con loro. Me l’avessero detto prima, mi sarei attivato per tempo nella ricerca di un nuovo team. Invece così tutto è diventato più complicato. Mi avessero confermato per un ultimo anno, avrei organizzato con anticipo il dopo carriera, preparato l’addio. E, soprattutto, avrei deciso io quando e dove smettere. Triste se la chiusura della carriera ti viene quasi imposta».

Ma qualche progetto per il dopo-carriera c’è già: «Mi piacerebbe rimanere nel ciclismo, ma non come diesse. Dicono che abbia una certa “parlantina”, potrei costruirmi una nuova strada da procuratore. Magari seguendo i giovani talenti, accompagnandoli nel percorso di crescita».

Così pensa ai vivai della Marca, dove è cresciuto: «Mi piacerebbe propormi come talent scout. Noto che i corridori trevigiani faticano a emergere, ce ne sono pochi rispetto ai miei tempi. Vorrei capire perché e mettermi a disposizione. Qui c’è sempre stato un potenziale importante, potrei dare una mano nel valorizzarlo. Ho corso tanti anni, pure all’estero: contatti ed esperienza li ho».

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